Mantova che incanta, la magia di Venere e del Festivaletteratura è adesso

Chi approda a Mantova in settembre ripartirà turbato dalla sua bellezza. Chi è nato nella città di Virgilio, sa che sono le prime nebbie autunnali, seppur più flebili degli anni passati, ad ammantare il regno dei Gonzaga di un’atmosfera ovattata ed eterea unica al mondo, nella quale i portici, la reggia si vedono bene e poi all’improvviso scompaiono, lasciando esterrefatti sugli scalini della Rotonda di San Lorenzo, un po’ il periplo del centro storico rinascimentale.

Eppure sì, settembre ha una magia data, quest’anno, da Venere e dal Festivaletteratura. La dea della fertilità e bellezza si è insediata a Palazzo Te, la residenza estiva dei Gonzaga eretta da Giulio Romano, dove fa la sua scenografica e appariscente comparsa tra stucchi e affreschi: sino al 5 settembre, il clou è rappresentato da Venere che benda Amore, capolavoro di Tiziano conservato alla Galleria Borghese di Roma, mentre una settimana dopo comincia la mostra “Venere. Natura, ombra e bellezza”, che indaga le origini del mito (centropalazzote.it).

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Wunderkammer in cui ascoltare gli autori

È il padre di tutti i festival e possiede il merito di avere portato gli scrittori tra la gente. Dall’8 al 12 settembre il Festivaletteratura rappresenta un’occasione unica di ascoltare e vedere gli autori in piccoli luoghi pregni di storia, wunderkammer artistiche quali la Casa del Mantegna – volgete gli occhi verso l’alto nel cortile geometrico voluto dal pittore, gioiello prospettico cittadino insieme alla Chiesa di S.Andrea firmata da Leon Battista Alberti -, la Biblioteca Comunale Teresiana, Porta Giulia e Porto Catena, le iconiche Piazza Sordello e Piazza Virgiliana. Viene coinvolta anche la periferia con incontri programmati anche a Lunetta in Piazza Unione Europea. Magari i nomi non sono roboanti come in passato, però in questa edizione conta essere open air e ci sono tante storie umane da scoprire (festivaletteratura,it). I volontari in blu coi loro sorrisi e gentilezza saranno presenze felici e rassicuranti un po’ ovunque, anche per applicare al meglio le misure di distanziamento.

Dalla Camera Picta di Mantegna al quartiere ebraico

Trovare i biglietti per varcare la soglia della Camera degli Sposi, la Camera Picta di Andrea Mantegna non è facile ma conviene provare sempre, per ammirare il ciclo di affreschi e anche condividere la prospettiva sui laghi da torrione nord-est del Castello di San Giorgio di Mantova, che è l’ala più antica dell’immensa reggia dei contadini fattesi marchesi e duchi: erano signori ignoranti, adoravano cavalli e cani da caccia, ma poi si invaghirono delle opere d’arte e sperperarono denari e rapporti politiche con le più potenti distante limitrofe pur di accaparrarsi capolavori e geni del pennello. Palazzo Ducale è l’emblema di quella avidità culturale che segnò il declino gonzaghesco.

Vagare per il centro storico, intorno al perfetto catino acustico del Teatro Bibiena (porta il nome del suo architetto che affrescò personalmente i palchetti) dove suonò Mozart bambinetto, penetrare nel quartiere ebraico con le sue porte, architravi e misteri nei pressi delle Peschiere di Giulio Romano, prendere la motonave per solcare i laghi formati dal fiume Mincio o la bicicletta per pedalare lunghe le rive e le ciclabili fa innamorare di Mantova.

Fonte: Il Sole 24 Ore