Marina Abramović, una outsider in mostra alla Royal Academy

Dopo mezzo secolo di arte vissuta in prima persona e letteralmente sulla sua pelle, Marina Abramović si è ampiamente meritata la grande retrospettiva in corso a Londra, una celebrazione della sua inesauribile creatività.
Incredibilmente, è la prima donna ad avere l’onore di una mostra nelle grandiose sale della Royal Academy. Nella conferenza stampa di apertura, la Abramović ha detto di non essere lusingata, tutt’altro: “Sarebbe stato più giusto dare l’onore a Tracey Emin, che è inglese”, ha dichiarato con generosità.

Nonostante la fama e il seguito che si è conquistata, Abramović si sente ancora straniera, ancora una outsider. L’artista serba, che aveva studiato all’Accademia di belle arti di Belgrado per poi sperimentare con la performance art, è stata una pioniera nell’utilizzare il suo corpo come strumento principale della sua arte, soffrendo sia fisicamente che mentalmente. Nel corso delle performance si è bruciata, soffocata, percossa, congelata, tormentata, pugnalata, spingendosi ai limiti estremi della sopportazione umana.

“C’è ben poca arte che deriva dalla felicità -, ha spiegato a Londra -. L’arte deriva dal dolore, sia emotivo che fisico. Il dolore è come una porta che permette l’ingresso nel mondo dell’arte”. Per entrare alla mostra invece bisogna passare attraverso una porta superando due artisti nudi, un uomo e una donna in piedi uno di fronte all’altro come pilastri, che costringono il visitatore a contorcersi per toccarli il meno possibile. Ricrea ‘Imponderabilia’, la performance del 1977 della Abramović e del suo compagno Ulay, rimasti impassibili per ore a guardarsi, esplorando l’intensità dei rapporti umani.

Video,fotografie, oggetti, sculture, scritti e installazioni

La mostra spazia da video a fotografie, da oggetti a sculture, da scritti a installazioni. Le celebri performance del passato sono visibili su video dell’epoca con Abramović e in parte ricreate con numerosi giovani artisti che si alternano per prendere il suo posto. Passato e presente coesistono.Great Wall Walk del 1988 è un video che segue l’artista che per 90 giorni cammina sulla grande muraglia cinese, incontrando alla fine Ulay per una breve riunione prima di separarsi di nuovo per sempre. Un rito dell’addio del tutto idiosincratico e personale.Su un altare una donna vera, viva e nuda dorme sdraiata sotto uno scheletro, mentre sotto un video mostra la performance originale della Abramović, che respira così forte che lo scheletro sembra tremare. L’ispirazione per Nude with skeleton del 2002, era venuta dai monaci tibetani che dormono con i morti.Viene ricreata anche The House with the Ocean View del 2002: per dodici giorni l’artista ha vissuto in pubblico, senza mangiare e senza parlare.

L’oceano del titolo è la mente degli spettatori che la osservavano, il flusso di energia, il dialogo silenzioso e il coinvolgimento emotivo che si stabiliva. Tre giovani artiste si alterneranno nelle sale della Royal Academy: la Abramović a 76 anni, dopo oltre mezzo secolo di performance art, fa un passo indietro. La mostra della Royal Academy era prevista per il 2020 ed è stata poi rinviata a causa della pandemia. “Mi sembra un miracolo averla realizzata, ci lavoro da sette anni”, ha detto l’artista. Un miracolo anche perché quest’anno la Abramović, gravemente malata, è stata ricoverata a lungo in terapia intensiva e ha rischiato di morire.

Fonte: Il Sole 24 Ore