Portafogli all’insegna della prudenza ma con più investimenti green

Il virus ha cambiato l’approccio al risparmio e agli investimenti anche tra chi ha grandi patrimoni. I portafogli della clientela private tornano ad essere più prudenti e liquidi che mai. Il 93% dei clienti delle banche private, che detengono secondo i dati di Aipb risorse finanziarie che superano i 900 miliardi, vorrebbe investire, ma fa fatica a guardare oltre il breve termine. Tuttavia, tra i nuovi trend emergenti c’è quello che vede in pole position gli investimenti green. Sono alcune delle evidenze del rapporto Aipb-Capital Group realizzato da Ipsos che indaga sugli effetti della pandemia e gli impatti sulle scelte di investimento.

Scelte di portafoglio all’insegna della prudenza

“Il mondo dopo la pandemia, una roadmap per l’Italia”, indaga sugli effetti della pandemia in Italia e gli impatti sulle scelte di investimento del segmento private con l’obiettivo di restituire, insieme all’analisi del complesso scenario creato dalla pandemia, il racconto di come il segmento private stia reagendo per tracciare possibili scenari futuri. Se nel 2019 il 52% tra la cientela private era pronto a immobilizzare parte del proprio capitale per almeno 10 anni, nel 2020 la percentuale è al 35% come ai livelli del 2018. Due le preoccupazioni prevalenti per le quali si tende a risparmiare di più e ad investire solo tra l’11% e il 20% del portafoglio: tutelare la famiglia (prioritarie salute, vecchiaia, educazione dei figli) e in secondo luogo avere denaro in caso di emergenza. Così che gli investimenti diventano per un buon 39% lo strumento per preservare il parimonio e ̀trasmetterlo agli eredi e per un 35% (in particolare tra chi ha capitali sotto al milione) per mantenere l’attuale tenore di vita. Chi ha più risorse (e magari è imprenditore) punta a migliorare le proprie imprese. Anche l’età incide nelle scelte: i più giovani (sotto i 55 anni) puntano a investire per accrescere il patrimonio, mentre l’over 55 anni preferisce muoversi per preservare il patrimonio nel tempo.

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I settori d’interesse

Ma dove si impegnano le risorse nel lungo termine? Il 65% del target è favorevole agli investimenti in economia reale (sale a 71% tra chi ha patrimoni oltre il milione) e il 48% dei patrimoni bassi e il 62% di chi ha patrimoni più consistenti mostra interesse agli investimenti socialmente responsabili. La polarizzazione si conferma anche tra chi preferisce la liquidità e chi gli investimenti (il 23% preferisce la liquidità). Passando al target degli investimenti, ci sono due aspetti significativi che illustrano bene queste divisioni. La fetta più grossa (43%) di chi ha patrimoni sotto il milione di euro, in questa fase, preferisce investire in prodotti che garantiscano il proprio capitale, anche se i rendimenti non sono elevati. Tra chi ha un patrimonio più elevato, invece, prevale una maggiore frammentazione, con ben il 25% che manifesta un interesse maggiore per gli investimenti innovativi.

I nuovi driver d’investimento

Gli obiettivi di investimento e le scelte sostenibiliIl 2020 hanno però mostrato anche segnali interessanti su come cambiano i driver d’investimento. In primo luogo, è calata l’attenzione alla rischiosità, che rimane primo driver, ma perde quattro punti sul 2019 passando dal 32% al 28%. Cresce l’interesse a investire per lo sviluppo dell’Italia dal 15% al 17%. Quanto al settore la fetta più grossa (43%) di chi ha patrimoni sotto il milione, preferisce investire in prodotti che garantiscano il proprio capitale, anche se i rendimenti non sono elevati. Tra chi ha un patrimonio più elevato, invece, prevale una maggiore frammentazione, con un 25% interessato agli investimenti innovativi. Infine, se una bella fetta (tra il 65 e il 71%) guarda all’economia reale, in pole position ci sono gli vestimenti socialmente responsabili.

Investire con un impatto positivo sull’ambiente

A questi driver si affianca poi un 22% di persone che vuole investire su attività che abbiano un impatto positivo su ambiente e società mettendo il rendimento in secondo piano, un dato significativo, ma che non registra crescite rispetto all’anno scorso. Il 53% degli italiani, infatti, ha dichiarato di porre maggiore attenzione al comportamento sostenibile delle aziende da cui acquista i prodotti o i servizi rispetto a 2-3 anni fa, mentre solo il 36% ha dichiarato di fare lo stesso quando pensa ai suoi risparmi e investimenti. Per metà della clientela private gli Esg sono una tematica nota, ma non necessariamente affrontata in termini professionali di investimento. Il 46%, infatti, non li conosce e un altro 46% li conosce ma non ha ancora parlato con nessun professionista al riguardo e solo l’8% li conosce e ne ha parlato con il proprio consulente/referente bancario e li possiede.Anche al di fuori dell’ambito del Private Banking, gli investimenti Esg sembrano godere di sempre maggiore popolarità. Il rapporto ha rilevato che nella seconda parte del 2020, tra i decisori finali della popolazione italiana maggiorenne, il 73% non conosce gli investimenti SRI; il 26% li conosce ma non li possiede; e solo l’1% li possiede. Eppure, se si analizza solo la quota di chi almeno li conosce, il 47% ha dichiarato di aver intenzione di investire in modo socialmente responsabile, un numero in calo di circa 9 punti rispetto alla prima parte dell’anno, ma in miglioramento rispetto al 2019. Da questa analisi, consegue un’ipotesi di investimento in finanza sostenibile abbastanza cauta, che trova più respiro e portata su chi già la conosce.

Fonte: Il Sole 24 Ore