Rifiuti tessili, le aziende italiane sono più veloci della normativa europea

La pianificazione, la visione allargata e di medio e lungo periodo non sono le qualità migliori di noi italiani, ammettiamolo. Siamo – parlando in generale, si intende – artisti dell’improvvisazione, qualità che forse tanti ottimi pianificatori più o meno apertamente ci invidiano, singoli individui o Paesi che siano. A volte però nella vita delle persone e soprattutto delle aziende la pianificazione – specie se fatta in squadra – paga e conviene.

Quello che sta succedendo con la messa al bando della plastica monouso è un buon esempio: essersi preparati per tempo avrebbe portato grandi vantaggi a tutti, ancora di più lo avrebbe fatto un lavoro di squadra tra aziende del settore, in Italia e in Europa.Ma forse non è mai troppo tardi per correggere, anche solo in parte, il proprio carattere o la propria natura.

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Le norme che entreranno in vigore il 1° gennaio 2022 sull’obbligo di raccolta differenziata e smaltimento dei rifiuti tessili sono un buon esempio. Si vis pacem, para bellum, dicevano i latini: se vuoi la pace, prepara la guerra. Non sembri una metafora esagerata, visto che la battaglia per la sostenibilità ambientale è – come hanno dimostrato i più recenti eventi meteorologici estremi, dagli incendi in Canada alle inondazioni in Germania – una questione di vita (pace) o morte (guerra) per noi e il pianeta che ci ospita.Il tessile è il quarto settore produttivo per utilizzo di materie prime e risorse idriche dopo quello alimentare, le costruzioni e i trasporti, ha ricordato in un convegno promosso con Ecomondo nello scorso maggio Raffaele Lupoli, direttore editoriale di EconomiaCircolare.com.

Vista la rilevanza del settore, il pacchetto di direttive europee sull’economia circolare ha stabilito che ogni Stato membro dovrà istituire la raccolta differenziata dei rifiuti tessili a partire dal 1° gennaio 2025. E qui viene la sorpresa: l’Italia ha scelto di anticipare la data al primo gennaio 2022, tra poco più di cinque mesi. «Allo stato attuale la raccolta del tessile è strutturata solo parzialmente sul territorio nazionale», ha spiegato spiega Valeria Frittelloni, direttrice del Centro nazionale dei rifiuti e dell’economia circolare dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) durante il Circular Talk organizzato da Ecomondo nell’ambito delle Digital Green Weeks, gli eventi digitali che porteranno all’appuntamento in presenza di Ecomondo, la fiera italiana della sostenibilità, in programma dal 26 al 29 ottobre nel quartiere fieristico di Rimini e arrivata alla 24esima edizione.

La media nazionale pro capite di raccolta di rifiuti tessili è di 2,6 chili per abitante: «Non altissima. Al nord siamo a 2,88; 2,95 al centro e solo due al sud – ha sottolineato Valeria Frittelloni –. Ci sono eccellenze con valori fino a 4 chili per abitante in alcune regioni come Trentino e Val d’Aosta, ma anche regioni che sono molto indietro come la Sicilia, con un chilo per abitante e costruire un sistema di raccolta dei rifiuti tessili entro il 2022 non sarà tanto facile».

Fonte: Il Sole 24 Ore