Sanctuary», thriller erotico che funziona a metà

Due personaggi in una sola stanza: si può riassumere così “Sanctuary”, curioso thriller firmato da Zachary Wigon con protagonisti Margaret Qualley e Christopher Abbott.
Lei interpreta Rebecca, una ragazza che lavora nel settore dell’intrattenimento sessuale come dominatrice; lui invece è Hal, il suo miglior cliente, che appartiene a una ricca famiglia e sta per ereditare una vera fortuna: proprio per questa ragione, non può continuare il legame con Rebecca, in particolare perché lei conosce ogni suo segreto e perversione.
È così che Hal decide di farle visita un’ultima volta e dirle che non si vedranno mai più. Rebecca, però, non è d’accordo con questa scelta e farà ogni cosa per fargli cambiare idea.

Il sottotitolo italiano “Lui fa il gioco, lei fa le regole” è abbastanza esplicito nel descrivere un rapporto fatto di continui ribaltamenti di ruolo, definiti da giochi di potere in cui uno cerca di continuo di prendere il sopravvento sull’altra.È indubbiamente ambiziosa questa operazione che punta su un soggetto senza dubbio interessante, anche se non troppo originale, almeno nella costruzione drammaturgica iniziale.

Un copione coinvolgente

Nonostante le premesse non siano così brillanti, il copione realizzato da Micah Bloomberg (una delle menti dietro alla serie “Homecoming”) riesce ad appassionare e coinvolgere ed è questa l’impresa più difficile che il film riesce a realizzare: seppur i limiti siano evidenti, anche in qualche scelta registica eccessivamente forzata, la vicenda mantiene alta la tensione fino alla fine, regalando al pubblico una suspense notevole.Peccato per qualche passaggio troppo prevedibile, ma nel complesso il film regge piuttosto bene, anche grazie alla buona prova dei due protagonisti, chiamati a interpretare due ruoli tutt’altro che semplici.In particolare Margaret Qualley, attrice classe 1994 che ricordiamo in “C’era una volta a Hollywood” di Quentin Tarantino e “Stars at Noon” di Claire Denis, si conferma una delle giovani interpreti più interessanti in attività: la rivedremo presto in due dei film più attesi dell’intera stagione, ovvero “Poor Thing” di Yorgos Lanthimos e “Drive-Away Dolls” di Ethan Coen.

Daliland

Tra i titoli più attesi della settimana c’è anche “Daliland”, film di Mary Harron che racconta gli ultimi anni della vita di Salvador Dalì.Siamo nel 1974, quando un giovane assistente di nome James aiuta il geniale pittore spagnolo ad allestire la mostra in una galleria di New York.Il ragazzo è entusiasta e stenta a credere di avere il privilegio di lavorare per l’immenso artista, ma stando accanto a lui scopre anche i lati oscuri della sua personalità e della sua vita. James ha l’occasione di sperimentare in prima persona la vita eccentrica che Dalì conduce e, partecipando a feste lussureggianti con invitati illustri, avverte il vuoto e la tristezza che Dalì porta dentro di sé. Mary Harron, regista di “American Psycho” e di “Charlie Says”, si concentra sui lati più oscuri dell’animo del grande pittore surrealista, raccontando la sua paura di invecchiare e le difficoltà del suo rapporto coniugale.Non mancano tocchi degni di nota, soprattutto nella prima parte della pellicola, ma il disegno d’insieme non è un granché, soprattutto a causa di una narrazione troppo costruita a tavolino e di una messinscena che, considerando l’artista che racconta, avrebbe dovuto essere decisamente più eccentrica ed effervescente.Buona, a ogni modo, la prova di Ben Kingsley nei panni del protagonista.

Fonte: Il Sole 24 Ore