Senza il «Salva Milano», a rischio 38 miliardi di investimenti

Il sostanziale blocco delle nuove iniziative a Milano sta già provocando effetti su molte iniziative di rigenerazione urbana in corso e previste; secondo Scenari Immobiliari il potenziale di investimento era stato stimato in oltre 12 miliardi di euro per il solo settore residenziale al 2035 (19,5 miliardi di euro considerando anche tutte le altre asset class), a cui si devono aggiungere altri 26 miliardi di euro come ricadute sul sistema economico milanese (dai mobili ai servizi), senza considerare le conseguenze per l’occupazione nel settore edile, e incassi per il Comune – stimati come oneri e contributi – tra i 60 e gli 80 milioni di euro l’anno. Questi sono alcuni dei dati che emergono dal secondo osservatorio sull’abitare-Le città vincenti: mercato e quartieri per la domanda residenziale delle famiglie, realizzato da Scenari Immobiliari e Abitare Co., presentato questa mattina a Milano durante il Forum dell’abitare.

La cosiddetta norma “salva Milano” era attesa all’interno del decreto “salva casa” che il Consiglio dei ministri dovrebbe approvare venerdì. Sarà, invece, inserita nel provvedimento di conversione in legge, dunque seguirà un iter parlamentare inevitabilmente più lungo. La norma dovrà chiarire il destino di alcuni edifici sorti in città, al centro di indagini della procura per abusi edilizi, costruiti in base a una Scia e trattati dagli uffici urbanistici milanesi come “demolizioni e ricostruzioni”, Per la procura, invece, si tratta di un’errata interpretazione e ritiene che in questi casi debba essere rilasciato un vero e proprio permesso a costruire con un piano dei servizi. Il Comune di Milano ha sempre difeso la propria interpretazione della norma, ma il moltiplicarsi delle inchieste ha fatto emergere la necessità di un chiarimento da parte del legislatore.

«Questi investimenti a rischio – spiega Francesca Zirnstein, direttore generale di Scenari Immobiliari – impattano anche sulle aspettative degli investitori internazionali che hanno comprato a Milano per 40 miliardi di euro circa negli ultimi dieci anni; ora sono più cauti sul nuovo e iniziano a guardare investimenti fuori città o altrove. E non dimentichiamo che la carenza di offerta sul mercato residenziale porta ad un ulteriore innalzamento dei prezzi dell’esistente».

«Milano e il suo hinterland consolidano il ruolo di attrattore del mercato delle nuove costruzioni residenziali nonostante l’incertezza amministrativa che, in maniera evidente, dalla seconda metà del 2023, sta interessando e rallentando, o addirittura fermando, i maggiori interventi di sviluppo immobiliare della città – ha dichiarato Giuseppe Crupi, ceo di Abitare Co –. Stiamo constatando che oggi alcuni operatori non investono più su Milano o, nella migliore delle ipotesi, registriamo un progressivo ricorso ad approcci più cauti da parte degli sviluppatori, con una ulteriore limitazione della futura offerta abitativa nel breve e medio periodo, a fronte di una domanda che, fortunatamente, rimane sempre vivace. Una domanda di nuove case, non solo di fascia alta, che apprezza particolarmente le tematiche relative agli investimenti legati al consumo energetico, all’impatto ambientale e ai servizi comuni dedicati alle persone».

Fonte: Il Sole 24 Ore