Sì del Parlamento europeo al diritto alla riparazione dei dispositivi . Ecco cosa cambia

Il Parlamento europeo, in particolare la Comitato per il mercato interno e la protezione dei consumatori (IMCO), ha votato oggi la proposta di nuova legislazione relativa al diritto alla riparazione. Con 38 voti a favore, 2 contrari e nessuna astensione, l’organo ha dato il via ad un cambio di marcia deciso nello stabilire da che parte sta l’Europa quando si tratta di supportare il diritto dei consumatori nel poter riparare, da sé, i dispositivi tecnologici acquistati. Il progetto sarà votato dagli eurodeputati nella sessione plenaria del 20-23 novembre. Una volta che il Consiglio avrà adottato la sua posizione, potranno iniziare i negoziati sul testo finale. La questione è divenuta calda negli Stati Uniti negli ultimi due anni, soprattutto nello stato della California, dove ha sede il grosso delle compagnie hi-tech. Oltreoceano, il “right to repair” è diventato legge un paio di settimane fa, proprio con il nome Right to Repair Act (SB 244). Il relatore René Repasi (S&D, DE) ha dichiarato all’IMCO: “Oggi abbiamo stabilito obblighi di riparazione diretti per i produttori e introdotto nuovi incentivi affinché i consumatori scelgano la riparazione. Abbiamo rafforzato il ruolo dei riparatori indipendenti e li abbiamo posti al centro del miglioramento delle riparazioni in Europa. Attraverso un migliore accesso alle informazioni tecniche pertinenti sulla riparazione e a pezzi di ricambio convenienti per i riparatori, inclusa la promozione della stampa 3D per le parti, una maggiore concorrenza ridurrà i costi di riparazione. A questo abbiamo abbinato l’obbligo per gli Stati membri di stabilire incentivi finanziari per rilanciare il settore delle riparazioni».

La posizione di Swappie

Sul tema è fortemente coinvolta Swappie, azienda leader in Europa nell’acquisto, ricondizionamento e vendita di iPhone e membro del Consiglio di Amministrazione di EUREFAS, associazione che rappresenta l’industria del ricondizionato e che vuole promuovere l’economia circolare. “L’elettronica di consumo dovrebbe essere progettata pensando alla riparazione e costruita per durare» ha spiegato Claire Darmon, Head of Public Affairs di Swappie. «Può sembrare ovvio, ma anche oggi i dispositivi di consumo, e in particolare i dispositivi elettronici, sono progettati in modo tale da non poter essere riparati o solo da un numero limitato di professionisti autorizzati. Al di là della normale usura, c’è la possibilità che avvengano incidenti. Conosciamo tutti qualcuno che ha lasciato cadere il telefono durante un viaggio lontano da casa e non è riuscito a trovare nessuno che gli sostituisse lo schermo. Qualsiasi fornitore di servizi di riparazione professionale dovrebbe essere in grado di eseguire riparazioni di base come la sostituzione dello schermo o della batteria. Ciò implica mettere a disposizione sul mercato pezzi di ricambio originali e manuali di istruzioni, ad un prezzo accessibile».

I vantaggi dell’autoriparazione

Secondo un recente sondaggio Eurobaramoter, il 77% dei consumatori europei preferirebbe riparare i propri beni malfunzionanti piuttosto che acquistarne di nuovi. In linea con questo sentimento, la recente proposta della Commissione europea di norme comuni che incoraggino la riparazione dei beni rappresenta una pietra miliare fondamentale nel raggiungimento degli obiettivi del Green Deal, un’iniziativa di ampio respiro progettata per portare l’Europa alla neutralità climatica entro il 2050. Al centro di questa nuova proposta c’è il concetto di “diritto alla riparazione” del consumatore. Lo scopo è proprio quello di rendere le riparazioni finanziariamente più “interessanti” rispetto alla pratica prevalente della sostituzione dei prodotti, un approccio che porta ad accumulare uno scarto eccessivo, che in parte finisce nei RAEE, in parte no, diventa semplicemente un rifiuto non recuperabile.

Fonte: Il Sole 24 Ore