Simone de Beauvoir, scrittrice “necessaria”

Paladina dei movimenti femministi mondiali che hanno condotto passo dopo passo ad una certa liberazione della donna dal patriarcato novecentesco nonché madrina dell’esistenzialismo letterario insieme al compagno di tutta una vita Jean-Paul Sartre e ai giovani scrittori résistants della generazione degli anni 40 (Jean Paulhan, Albert Camus e Boris Vian su tutti), Simone de Beauvoir ricompare nel panorama letterario italiano in una veste del tutto nuova, eppure «necessaria», nel volume di Sandra Teroni uscito da poco per la casa editrice romana Donzelli (Simone de Beauvoir. Percorsi di vita e di scrittura, Saggine Donzelli, pp. 169, € 18,00).

Ripercorrendo e analizzando in maniera cronologica diari, testimonianze, articoli, racconti, novelle apparsi tardivamente in Italia, si evince dalla trattazione di Teroni il profilo di una femme ès lettres non meno talentuosa di come si era fino ad oggi creduto, essendo la figura di Beauvoir perennemente offuscata dalla presenza di Sartre – intellettuale fin troppo mediatizzato la cui portata morale e le cui preoccupazioni politiche oscurarono talvolta alcuni degli autori più talentuosi de l’entre-deux-guerres.

«Donna non si nasce, si diventa»

Varia la sua opera – che anticipa di una quindicina di anni, con la pubblicazione del Secondo sesso e con l’apparizione del celebre mottetto «donna non si nasce, si diventa», il movimento femminista e le rivendicazioni per la emancipazione e la liberazione delle donne che avranno il loro apice durante il maggio 68 – improntata nientemeno all’«interrogazione/investigazione su se stessa, sulle proprie relazioni affettive e amorose, sui comportamenti (storicizzati) delle donne, sui vari meccanismi di dominio e di collusione, sulle età della vita, sul rapporto col proprio corpo, sulla perdita», come riferisce l’autrice nel suo percorso personale che riannoda l’intera vita della scrittrice francese intorno al mestiere della scrittura, aspetto essenziale se non necessario per porsi in costante relazione con l’Altro.

Beauvoir scandaglia tutte le età della vita ritrovandosi infine in quella che per lei ha la «rigidità di una cortina di ferro», la terza età. L’ambizione è grande: si tratta di storicizzare la vecchiaia e di ridarle peso all’interno di una condizione umana dove l’allora sistema vigente – quello capitalistico – faceva degli anziani un mero oggetto, usandone la forza-lavoro e poi gettandola nel dimenticatoio, molto più della donna nella sua costante rivendicazione di essere «l’Altro» rispetto all’uomo («Lui, l’Assoluto»). La formula utilizzata sarà quella rimbaldiana di «cambiare la vita», presa in prestito dai poeti surrealisti che già a loro tempo l’avevano fatta propria.Portavoce della «rivoluzione antropologica», come ebbe a dire Julia Kristeva, è necessario ricominciare a leggere Beauvoir per due ordini di ragioni: la prima per capire come la libertà sia un processo lungo e faticoso benché necessario per avere un mondo più civile; la seconda per comprendere meglio chi siamo, e sapere qual è il posto assegnatoci nella società.

Sandra Teroni, Simone de Beauvoir. Percorsi di vita e di scrittura, Saggine Donzelli, pp. 169, € 18,00

Fonte: Il Sole 24 Ore