Sostenibilità e digitale nel futuro di E.Marinella

Aristotele la chiamava entelechia, la capacità di raggiungere i propri scopi, le proprie potenzialità, restando all’interno di se stessi. È quello che accade anche a E. Marinella: da negozio aperto nel 1914 lungo la Riviera di Chiaia è diventato un marchio internazionale, che oggi affronta altri cambiamenti ma sempre in coerenza con il proprio stile, dei suoi celebri accessori in seta e della sua imprenditorialità.

«La cravatta in estinzione? Assolutamente no – dice Alessandro Marinella, 27 anni, terza generazione della famiglia e oggi al fianco del papà Maurizio in azienda -. Certo, è cambiato il suo uso: oggi si indossa soprattutto per piacere e non più solo per obbligo, dunque si scelgono creazioni più preziose, cosa che ci ha avvantaggiato. E come è cambiata la cravatta, stiamo cambiando anche noi. Due anni fa abbiamo aperto l’e-commerce, che ha portato una clientela diversa e complementare a quella del negozio fisico. Il digitale ci permette anche di capire le preferenze dei vari mercati: per esempio, se in Italia le più amate sono le cravatte più tradizionali, e a tre pieghe in seta twill stampata a mano, all’estero si preferiscono stampe jacquard su cravatte anche a nove pieghe».

Oltre al digitale, anche la sostenibilità è una priorità per E.Marinella: «Abbiamo lanciato capsule collection con Orange Fiber e Tbd Eyewear, con materiali riciclati e biodegradabili. Elimineremo totalmente la plastica entro il 2030 anche grazie all’uso di un cellophane biodegradabile peri nostri involucri», spiega il manager – . Stiamo lavorando anche a nuovi prodotti, con nuovi materiali: per esempio, una nuova collezione di maglieria e capisaplla in cashmere riciclato». L’azienda è stata anche di recente premiata da Kon Group e Credit Suisse fra le 50 aziende italiane ad aver accresciuto di più le proprie attività Esg: all’attenzione per l’ambiente, infatti, si affianca anche quella per la comunità, come rivela il sostegno al restauro della statua del Fauno con Cembalo della Villa Comunale di Napoli. «Dobbiamo alla nostra città molto del nostro successo – prosegue Alessandro Marinella -: con le sue tradizioni e il suo folklore ha arricchito l’eleganza britannica, un binomio che proponiamo da 108 anni, da quando mio nonno Eugenio aprì il nostro negozio».

A Napoli si trova anche il laboratorio dell’azienda, con un team di 20 sarte, tutte donne, perché i Marinella hanno provato a inserire anche sarti, «ma il livello di accuratezza e precisione delle donne è inarrivabile. Abbiamo assunto tre giovani, siamo in cerca di altre sette : vogliamo avviare un ricambio generazionale anche per ampliare la nostra offerta di camicie, che è il prodotto con cui siamo nati, e di capispalla – prosegue -. Il saper fare è uno dei patrimoni più importanti dell’Italia e abbiamo un importante progetto per dar vita a un’Accademia dell’artigianalità entro i prossimi anni. Sarà anche un modo per dare alla moda nata al Sud la visibilità che merita».

Fonte: Il Sole 24 Ore