Alfa Romeo Milano cambia nome: diventa Junior

Il cambio di un nome di un’auto a causa querelle politica non si era mai vista prima. Clamoroso Alfa Romeo Milano diventa Junior.
Alfa Romeo, non senza amarezza da parte del ceo Jean-Philippe Imparato e dello staff, ha dunque deciso di cambiare il nome Milano, già noto da mesi, al suo nuovo modello costruito in Polonia e diventato oggetto di una polemica innescata dal ministro delle imprese e del Made in Italy Adolfo Urso.
Tutto è nato dopo la presentazione a livello mondiale del nuovo suv compatto di Alfa Romeo, quando il ministro Urso, che ha criticato Stellantis per aver scelto un nome italiano per il veicolo, che sarà prodotto all’estero, affermando che la decisione della Casa viola la legge italiana. Milano è prodotta nello stabilimento Tychy di Stellantis in Polonia, ed è la prima Alfa Romeo ad essere realizzata interamente al di fuori dell’Italia. Da ricordare, che solo con la Panda seconda generazione, che doveva chiamarsi Gingo, fu cambiato il nome a ridosso del lancio per una questione di nomi registrati con Renault per la somiglianza con Twingo

Alfa Milano cambia nome

«Un’auto chiamata Milano non può essere prodotta in Polonia. Questo è vietato dalla legge» ha detto Urso, riferendosi alla legislazione del 2003 che si rivolge ai prodotti dal “suono italiano” che affermano falsamente di essere italiani. «Questa legge stabilisce che non si possono dare indicazioni che inducono in errore i consumatori. Quindi un’auto chiamata Milano deve essere prodotta in Italia. Altrimenti, dà un’indicazione fuorviante che non è consentita dalla legge italiana».

Il Ceo di Stellantis Carlos Tavares non ha commentato e si è limitato a ribadire che la produzione del Suv in Polonia piuttosto che in Italia consentirà di ridurre di 10.000 euro il prezzo al dettaglio. Milano è l’unico modello Alfa Romeo impostato per la produzione al di fuori dell’Italia. Tavares ha infatti confermato che le nuove generazioni del Suv Stelvio e della berlina Giulia continueranno ad essere costruite a Cassino.

Alfa Romeo Milano addio

Il commento è arrivato invece da Jean-Philippe Imparato, Ceo di Alfa Romeo: “Siamo perfettamente consapevoli che questo episodio rimarrà inciso nella storia del Marchio. E’ una grande responsabilità ma al tempo stesso è un momento entusiasmante. La scelta del nuovo nome Junior è del tutto naturale, essendo fortemente legato alla storia del marchio ed essendo stato fin dall’inizio tra i nostri preferiti e tra i preferiti del pubblico. Come team scegliamo ancora una volta di mettere la nostra passione a disposizione del Marchio, di dare priorità al prodotto e ai clienti. Decidiamo di cambiare, pur sapendo di non essere obbligati a farlo, perché vogliamo preservare le emozioni positive che i nostri prodotti generano da sempre ed evitare qualsiasi tipo di polemica.

L’attenzione riservata in questi giorni alla nostra nuova compatta sportiva è qualcosa di unico, con un numero di accessi al configuratore online senza precedenti, che ha provocato il crash del sito web per alcune ore.” A spalleggiare il Ministro Urso c’ha pensato l’Unione per la difesa dei consumatori (Udicon) nella persona del suo presidente Martina Donini: «Alfa Romeo, un marchio che evoca la storia e la cultura italiana, si trova al centro di un dibattito che tocca il cuore dell’identità industriale del nostro Paese. La decisione di chiamare un’autovettura con il nome di una città italiana, simbolo di stile e design, pur producendola all’estero, solleva questioni importanti relative al concetto di “Italian sounding”, un fenomeno noto nel settore agroalimentare, ma che ora sembra si stia estendendo anche all’industria automobilistica. Nessuno tollera che un vino prodotto all’estero possa essere venduto come italiano. Questo principio non può limitarsi al cibo, ma deve riguardare tutti i settori. Il marketing deve essere trasparente. Ci domandiamo cosa accadrebbe a livello di vendite se la vettura oggetto di polemiche fosse rebrandizzata “Stellantis Tychy”» spiega la Donini.

Fonte: Il Sole 24 Ore