Arte Fiera torna in presenza, nelle insolite date di metà maggio

Arte Fiera è giunta alla sua 45ª edizione (12-15 maggio), la prima dopo il Lockdown, in un’insolita data primaverile che forse non ha giovato ad una manifestazione che ha molta della sua forza nella tradizione e nell’abitudine e che suscita emozioni nostalgiche e famigliari tipo quelle del profumo di un piatto di tortellini con il brodo bollente, tanto per rimanere local.
Fin dalla vigilia non è stato un compleanno felice, a causa di ritardi logistici e nella preparazione degli stand, molti galleristi hanno avuto seri problemi in fase di allestimento. Tanto grave la situazione, che l’ente organizzatore, Bologna Fiere mercoledì scorso ha inviato una mail a firma Marco Momoli, direttore B.U. Cultura, a tutte le gallerie assicurando un risarcimento del 40% del costo dello stand. Incipit non molto ben augurante, ma prima di addentrarsi nella narrazione della fiera vanno annotati due eventi che hanno visto la manifestazione come palcoscenico: il Premio ANGAMC 2021, una sorta di riconoscimento alla carriera dedicato ai galleristi assegnato ad Antonio Tucci Russo, indiscutibile re mida dell’Arte Povera; e soprattutto è stato eletto ed annunciato il nuovo consiglio dell’ANGAMC, l’Associazione delle gallerie di arte moderna e contemporanea. Il presidente entrante è Andrea Sirio Ortolani della galleria Osart di Milano, scelto probabilmente anche per il suo attivismo nel promuovere questioni fondamentali per il mercato italiano, dall’abbassamento dell’Iva sulle opere d’arte, all’aumento della soglia di valore per le libere esportazioni fermo al 13.500 euro, fino all’estensione dell’applicabilità dell’art bonus. Vice presidente è, invece, Claudia Ciaccio co-proprietaria di Galleria Zero in un tentativo dell’Associazione di avvicinare maggiormente le gallerie più giovani e di ricerca e i loro bisogni.

La fiera

I visitatori sono stati 25.000, in netto calo rispetto agli anni d’oro e 142 gallerie: divise in due padiglioni, uno principalmente dedicato all’arte contemporanea e uno alla moderna, divisione netta forse non più molto attuale. Molti dei 142 espositori, quasi tutte italiani, hanno proprio in Arte Fiera un momento fondamentale per il loro fatturato annuale e le difficoltà della kermesse bolognese rappresentano un serio problema per il sistema, basato storicamente su una grande penetrazione della provincia da parte di moltissime gallerie, che non si sono mai attrezzate per diventare competitive sui mercati internazionali. E comunque in Italia, saper intercettare il gusto e il Pil della provincia può essere sicuramente un buon affare.

Focus Bologna

Ogni fiera mette in luce le caratteristiche della città che la ospita e Bologna è un centro culturale e di produzione artistica nevralgico, ecco allora un tour partendo dalle glorie locali: Giorgio Morandi ha trovato grande spazio alla galleria Tornabuoni, con cinque opere in vendita in un range di prezzo tra i 700.000 e 1,3 milioni di euro, una selezione di prestigio tra paesaggi e nature morte che spazia dagli anni ’30 agli anni ’60. Altro bolognese, l’ultra novantenne Nino Migliori le cui fotografie tra cui il celebre “tuffatore”, (formato 60 x 80 cm in vendita a 12.000 euro) un’immagine nazional popolare che quasi vive di vita propria oscurando ingiustamente il resto della produzione dell’artista, erano in vendita alla galleria M77 di Milano. Nella sezione dedicata alla pittura del XXI secolo, una delle meglio riuscite, Gallleriapiù ha creato un dialogo basato sulle affinità visive, tra le composizioni floreali e le nature morte del maestro Concetto Pozzati (15-22.00 euro), scomparso nel 2017, e del giovane Vincenzo Simone, bolognese d’adozione (2.200-10.000 euro). Flavio Favelli, immancabile nelle case più prestigiose della città spiccava con una grande scritta installativa in edizione di cinque nello stand di Francesca Minini e in vendita a 38.000 euro, cosa c’era scritto? BOLOGNESE ovviamente.

Arte Fiera non tradisce nella sua funzione di dare spazio ad artisti italiani, che per varie ragioni non hanno ancora trovato il posto che gli spetta nel mercato, è il caso di Renato Ranaldi (Firenze, 1941) a cui la galleria Il Ponte di Firenze ha dedicato un solo show con opere accessibili dai 5.000 ai 20.000 euro e che sicuramente spiccava per originalità e forza creativa. A livello di mercato non ha tradito un grande classico ossia Alighiero Boetti, i cui arazzi di piccolo formato sono andati sold out a prezzi tra i 50.000 e i 100.000 euro da Glauco Cavaciuti, esposti con tanto di transenna protettiva per rimarcarne il valore.

Collezionisti in fiera

Sul fronte dei collezionisti, spiccavano forse più le assenze che le presenze, ed anche alcuni dei volti più noti apparivano in visita di cortesia più che in modalità d’acquisto compulsivo. Le acquisizioni non sono comunque mancate, Donata Malipiero ha scelto una ceramica di Shafei Xia da P420 di Bologna in vendita in un range tra i 4.000 e i 7.500 euro, Laura Pranzetti e Marcello Lombardini hanno comprato un’opera di Diego Mirabella in vendita alla galleria Studio SALES di Roma (1.500-5000 euro) e Andrea Fustinoni ha acquisito una fotografia di Giulia Marchi dalla galleria LABS di Bologna, quotazioni tra i 3.000 e i 10.000 euro . Da annotare anche le iniziative dei collezionisti privati in città: a Palazzo Bentivoglio dell’imprenditore Alberto Vacchi è andata in scena la mostra personale di Andreas Angelidakis a cura di Antonio Grulli, quotazioni oltre i 100.000 euro per le grandi installazioni. La mostra “Cross Collection, collezioni a confronto” alla Fondazione Lercaro a cura di Leonardo Regano e Francesca Passerini ha messo in mostra un dialogo tra le opere della fondazione e quelle di una prestigiosa collezione bolognese, decisamente più contemporanee e concettuali.

Fonte: Il Sole 24 Ore