BHP, Opa da 33 miliardi su Anglo American

Il risiko sulle materie prime si arricchisce di un’operazione record. BHP Group, la maggiore società mineraria al mondo – nata nel 2001 dalla fusione fra l’australiana Broken Hill Proprietary Company e l’inglese Billiton – ha lanciato un’opa carta contro carta (ovvero si offrono azioni del futuro gruppo e non contanti) da 33 miliardi di sterline su Anglo American, che prevede un valore di 25,08 sterline per ogni azione Anglo American, includendo 4,86 sterline in azioni Anglo Platinum e 3,40 sterline in azioni Kumba Iron Ore. Se l’operazione andasse in porto, diverrebbe una delle più grandi operazioni, dopo quella di Glencore verso Xstrata, oltre dieci anni fa. Dal canto suo, Anglo American, quotata a Londra, ha puntualizzato di aver ricevuto un’offerta non attesa da parte della rivale australiana, in quella che potrebbe essere una delle più grandi operazioni del settore da anni.

«Il consiglio di amministrazione sta attualmente esaminando questa proposta con i suoi consulenti – ha dichiarato Anglo American in una nota, aggiungendo che – non c’è alcuna certezza che verrà fatta un’offerta, nè sui termini in cui tale offerta potrebbe essere fatta».

In particolare, gli azionisti di Anglo American riceverebbero 0,7097 azioni Bhp per ogni azione ordinaria posseduta e azioni ordinarie di Anglo Platinum e Kumba, che sarebbero distribuite proporzionalmente da Anglo American ai suoi azionisti. I termini della proposta, sulla base dei prezzi di mercato di chiusura del 23 aprile 2024 (che è considerato l’ultimo giorno di negoziazione prima delle indiscrezioni lanciate da Bloomberg) rappresentano un premio del 31% e un premio pari a circa il 78% rispetto al prezzo di chiusura medio ponderato dei 90 giorni di negoziazione prima del 23 aprile.

BHP è quotata su tre listini (Australia, UK e Wall Street) e, dalla mattinata, cede a Londra oltre il 3% a 116 miliardi di sterline di market cap. Anglo American, sempre sullo stesso listino, ha fatto un balzo del 13% per 30 miliardi di sterline. Quest’ultima, fondata nel 1917 da Ernest Oppenheimer e scambiata anche a Johannesburg, rappresenta a sua volta una delle maggiori società minerarie al mondo con sede a Londra e rappresenta oggi il risultato della fusione, nel 1999, di Anglo American Corporation of South Africa con la società mineraria Minorco, sede in Lussemburgo. E non c’è solo rame. Il gruppo ha in portafoglio il 45% di De Beers, storico estrattore di diamanti, di cui Central Holdings (controllata dalla famiglia Oppenheimer) detiene il 40% e la Repubblica del Botswana il 15 per cento.

La forte richiesta che arriva dalle energie rinnovabili e dai veicoli elettrici sta da tempo alimentando la domanda di rame, il cui prezzo è salito del 13,7% circa a 4,54 dollari nell’ultimo mese. L’accordo aumenterà «l’esposizione alle materie prime del futuro attraverso gli asset legati al rame in mano ad Anglo American» ha detto la stessa BHP, anche perchè Anglo American possiede già alcune delle miniere di rame più ricche al mondo, che si trovano in Perù e Cile.

Fonte: Il Sole 24 Ore