Bulgarelli Production conquista le maison del lusso con i cartellini «a impatto zero»

È l’unica azienda al mondo del settore del labelling per il fashion a vantare la certificazione “carbon positive”, ovvero con un’impronta ambientale non zero, bensì meglio, più che neutra: assorbe una quantità di CO2 dall’ambiente maggiore di quanta ne produca, con un saldo positivo di circa 300 tonnellate l’anno. Un traguardo che la carpigiana Bulgarelli Production , da trent’anni attiva nel settore moda, prima come ricamificio e poi con la produzione di etichette e cartellini, ha raggiunto (e superato) con un anno in anticipo rispetto al traguardo di azzerare entro il 2021 l’impronta ambientale.

Un’idea di sostenibilità radicata nel tempo
«Il nostro approccio alla sostenibilità ha radici lontane e oggi il coraggio di sostenere costi nel breve termine per raccogliere benefici nel lungo periodo ci sta premiando nei contratti con le maison del lusso, perché la sensibilità al tema green è sempre più alta e sempre più strategica nel rapporto con il cliente finale», spiega il ceo Davide Bulgarelli, figlio del fondatore (nella foto in alto), che tra i clienti vanta già gruppi come Lvmh e Kering e brand come Moncler, Monnalisa, Max Mara. Il percorso di investimenti in sostenibilità di Bulgarelli Production è iniziato nel 2014, in parallelo con l’inaugurazione del nuovo stabilimento nella zona industriale del distretto della maglieria modenese, dove sono state integrate anche le attività di due piccole realtà carpigiane acquisite, specializzate in cartellini, la Tipopress e la Carpi Graf: una fabbrica disegnata da zero per essere green, in grado di soddisfare il 95% del fabbisogno energetico in autonomia grazie agli impianti fotovoltaici (risparmiando bolletta ed emissioni), e di riciclare 90 tonnellate di cartone l’anno.

Le certificazioni internazionali
Il traguardo carbon positive è stato raggiunto partendo dalle certificazioni più classiche (Iso 9001 per la qualità, FSC- Forest Stewardship Council per la gestione delle foreste, SA8000-Social Accountability di filiera per la responsabilità sociale) fino all’ultimo bollino, la Iso 14064-1 per il carbon footprint, nonché attraverso partnership con la Onlus Phoresta e lo spin-off universitario di Padova Etifor, con cui Bulgarelli si è impegnato a rimboschire il Paese, finanziando la piantumazione di mille alberi ogni anno, tra cui il “Bosco della Biodiversità” a Bologna e il “Bosco dei violini” in Val di Fiemme.

Un logo ad hoc
«Abbiamo anche creato un nuovo logo “Carbon + Hangtag” (foto in alto) in un cartellino di servizio che valorizza la nostra impronta “carbon positive”, ciò significa che i nostri prodotti garantiscono crediti di carbonio ai nostri clienti e questo ci rende oggi particolarmente competitivi, perché rappresentiamo una fonte di risparmio sul versante ambientale per le case di moda, che rappresentano l’85% del nostro fatturato», sottolinea il ceo.

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Gli effetti della pandemia
Come tutto il settore del fashion anche Bulgarelli sta risentendo del Covid in termini di volumi di fatturato 2020, con una perdita stimata attorno al 30% rispetto al 2019 (anno chiuso con 5,2 milioni di euro di ricavi) «ma non abbiamo avuto alcun contraccolpo finanziario e chiudiamo comunque un bilancio in utile», fa notare Bulgarelli, che si aspetta altri 3-4 mesi di stasi e poi un boom della domanda: l’attuale stabilimento, con 4-5 assunzioni in più, rispetto alle 25 attuali, è in grado di sostenere un raddoppio dei volumi.«Nella nicchia del labeling per il luxury – conclude il titolare – abbiamo oggi il più alto standard di qualità ambientale e abbiamo iniziato a farci notare anche dai competitor ed è partita la rincorsa. Questo è positivo per tutto l’ecosistema, anche se l’alfabetizzazione di aziende e consumatori sul tema carbon footprint è ancora bassa e spesso si confonde il green washing con serie e rigorose strategie aziendali per a sostenibilità».

Fonte: Il Sole 24 Ore