C’era una volta l’acqua tonica, ora si moltiplicano le bevande aromatizzate dal gusto italiano

In principio era la Schweppes. La tonica, ancor oggi, più famosa al mondo, nata a cavallo della Prima Guerra Mondiale e diretta discendente dell’acqua minerale addizionata di anidride carbonica figlia, a sua volta, di Johann Jacob Schweppe, gioielliere tedesco con il pallino delle invenzioni. Se il suo sistema rivoluzionò il modo di bere nel lontano 1783 aprendo un mercato anche per altri concorrenti, la sua tonica rimase a lungo quasi un prodotto esclusivo. Confinato, si fa per dire, al consumo di anziane zie in stile “Arsenico e vecchi merletti” o al ruolo di accompagnamento di un gin per il rinomato, sempiterno, GinTonic.

Da qualche anno a questa parte non è più così e Schweppes, pur continuando a mantenere solida la posizione di leader di mercato è sempre più in buona compagnia. Le etichette di acqua tonica si contano infatti nell’ordine delle centinaia di referenze. La società di ricerche di mercato Grand View Research ha recentemente dichiarato che “tra il 2020 e il 2027 il mercato mondiale dell’acqua tonica avrà un’impennata con un tasso di crescita annuale del 7,2%”. E non è solo una questione di brand, le acque toniche si sono moltiplicate ma pure differenziate.

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Più aromi e centinaia di aziende per un mercato effervescente

Non più, o non solo dunque, acqua, anidride carbonica e chinino, lo storico antimalarico che fu una delle principali ragioni della nascita del prodotto, ma aromatizzazioni diverse, profumi e sapori che hanno allargato la strada anche del consumo “liscio”, e di certo non più confinato al target “anziana zia”, oltre che ovviamente moltiplicato le possibilità di abbinamento con il distillato da matrimonio duraturo come il gin. Le aziende che si sono lanciate in un mercato in così forte espansione sono dunque sempre più numerose. Una di queste, al terzo posto per volumi in Italia alle spalle ovviamente di Schweppes e di Fever Tree, azienda britannica nata nel 2004, è l’italianissima Bevande Futuriste, società fondata nel 2014 da Alessandro Angelon, già amministratore delegato di Red Bull, Alberto Zamuner ed Elena Ceschelli la quale, nell’azienda, ricopre anche il ruolo di direttore marketing e comunicazione.«Quando siamo partiti la concorrenza era in effetti meno numerosa – ci spiega – oggi invece i brand sono centinaia, non solo di start up ma pure di big player che hanno diversificato il loro portafoglio introducendovi una o più acque toniche».

Il successo di Bevande Futuriste: +21% nell’anno del Covid

Il punto di forza di Bevande Futuriste, e del loro brand di acque toniche Cortese, è tuttavia un mix di conoscenza dettagliata del mercato, intuizione di un mondo, quello del bartending, che stava tornando in auge e di un’avveduta quanto stretta collaborazione con quasi tutti i bartender più famosi d’Italia. Con questo mix, Bevande Futuriste ha chiuso il 2019 con sette milioni di fatturato e circa 6,7 milioni di bottiglie di tonica Cortese vendute.«Abbiamo scelto di non essere presenti sugli scaffali della grande distribuzione, anche se questo comporta delle rinunce e dei costi ovviamente», prosegue Ceschelli. «Ma abbiamo investito moltissimo, e continuiamo a farlo, negli eventi, nelle collaborazioni con i bartender, nella presenza sul territorio di nostri rappresentanti che non sono venditori ma ambasciatori-formatori del brand Cortese».

L’azienda di Treviso in effetti vende a una rete di distributori specializzati che però sono supportati da Cortese. Nell’80% dei casi, sono donne. «Non è ovviamente una scelta di genere o femminista. Ma una sorta di stile dell’azienda. Il nome Cortese è un omaggio a Isabella Cortese, medico e alchimista veneziana, ma è anche un aggettivo che vuole descrivere la nostra filosofia, il nostro modo di lavorare, una particolare attenzione per la gentilezza e la raffinatezza». Raffinatezza che, in effetti, si desume già dal packaging.

Fonte: Il Sole 24 Ore