Così Oracle integra l’intelligenza artificiale nella sua nuvola. La sfida sella sovranità digitale

C’è anche Oracle nella corsa per l’intelligenza artificiale generativa. Il gigante di Larry Ellisson non è stato fermo sulla gambe. La scelta è stata quella di integrare il modello linguistico di grandi dimensioni (Llm) della canadese Cohere con quello di Meta, Llama 2 in tutto i propri prodotti tecnologici, sia per quanto riguarda il cloud computing sia nelle soluzioni on-premises.

«L’AI generativa, come sottolineato in varie occasioni dal nostro fondatore Cto di Oracle (Larry Ellison ndr.) ha un potenziale dirompente», osserva Giovanni Ravasio, vp e country leader cloud applications, Italia e Iberia, Oracle. «È in grado di rivoluzionare molti settori di attività e migliorare la condizione umana. Senza timore di esagerare, la “rivoluzione GenAI” è la più grande opportunità dall’avvento del cloud. E Oracle è uno dei cloud vendor meglio posizionati per aiutare le aziende a cogliere queste opportunità».

La strategia di Oracle, secondo il manager, si fonda su tre elementi: fornire una solida infrastruttura per l’addestramento e la fornitura di modelli GenAI su larga scala; offrire servizi di Ai generativa di facile utilizzo per sviluppatori e data scientist e integrare questi modelli nel loro portafoglio software-as-a-service (SaaS). Per il primo punto metteranno a disposizione dei clienti su Oralce Cloud Infrastructure (Oci) dei supercluster, alimentati dalle più recenti Gpu del settore, connesse insieme a latenza bassissima per l’accesso remoto alla memoria dei dati (Rdma) su rete Ethernet convergente (RoCE). Ciò consente a Oci di addestrare modelli GenAI a una velocità doppia rispetto ad altri cloud e a un costo significativamente inferiore. Quanto ai linguaggi di grandi dimensioni la scelta, come detto, è stata di affidarsi a Cohere, azienda specializzata in modelli Llm di livello enterprise. Visti gli investimenti e i nomi in campo l’impressione è che quella dell’Ai sia una partita per pochi. Esattamente come è accaduto per il cloud computing. Anzi, nel caso dell’Ai, il club è ancora più esclusivo.

«Molto probabilmente sì – risponde Ravasio-. Gli investimenti in ricerca e sviluppo richiesti dalla rapidissima evoluzione nel campo della GenAI e dei Llm, così come le enormi risorse infrastrutturali per l’addestramento dei modelli, sono alla portata solo di pochi grandi vendor».

La Gen AI cambierà profondamente il modo in cui le imprese forniscono valore ai loro clienti e aumenterà la produttività. «L’architettura SaaS delle nostre applicazioni – aggiunge – ci consente di aggiungere nuovi casi d’uso a ogni release del prodotto praticamente senza alcuna ripercussione per le aziende clienti, in modo che queste ultime possano aumentare la produttività, ridurre i costi, migliorare l’esperienza dei loro dipendenti e dei loro clienti e ottimizzare continuamente i processi aziendali. La vera notizia è che solo pochi mesi dopo l’ingresso della parola nel nostro vocabolario nel mondo consumer, la GenAI è già disponibile nelle nostre applicazioni per il business: abbiamo annunciato più di 50 casi d’uso GenAI nelle Oracle Cloud Applications a partire dallo scorso giugno 2023, che vengono rese disponibili attraverso gli aggiornamenti trimestrali che i clienti ricevono automaticamente».

Fonte: Il Sole 24 Ore