Ddl affitti brevi: «Minimo due notti nei comuni turistici e sanzioni agli abusivi»

All’articolo 3 il legislatore introduce, o meglio riafferma l’obbligatorietà di un codice identificativo nazionale, il Cin, che viene chiarito, che può essere chiesto dal proprietario o da un gestore. «Si tratta di un importante riconoscimento al ruolo dei gestori che esplicitamente possono, come già avviene in molte regioni italiane – dice il presidente Aigab – diventare gli intestatari del Cin, sbarrando la strada ad alcune amministrazioni che oggi vietano incomprensibilmente ai gestori che agiscono in forza di un contratto con i proprietari quali loro delegati nella gestione dell’immobile».

Un elemento di novità, sotto la lente degli operatori, è che il Ddl stabilisce che il codice identificativo nazionale sostituisce quello regionale, anche quando ne è stato assegnato uno, affermando la supremazia del diritto del ministero del turismo a centralizzare l’attività di raccolta informazioni, anche se rimangono le regioni i soggetti che dovranno concedere i Cin, mentre saranno i comuni a dover controllare l’applicazione del Cin su tutte le piattaforme e su tutti i canali di promozioni, incluso il portone dell’immobile.
«Anche oggi – dice Celani – le piattaforme hanno l’obbligo di esporre il codice identificativo che è al momento regionale, ma in carenza di controlli e di blocchi automatici è impossibile per i portali inserire blocchi senza aver concordato con le regioni la struttura dei codici. In altre parole, l’operatore illegale può inventarsi un codice, inserirlo nel portale che non ha oggi modo di controllare e nessuno ha modo di controllare. La speranza è che con il Cin sia la stessa banca dati ad inviare i codici alle piattaforme, chiedendo loro di bloccare i codici non riconosciuti (come avvenuto in Grecia ad inizio anno, dando risultati incredibili in tema di lotta all’abusivismo e al sommerso)».

Si definisce che sarà il ministero del Turismo ad inserire i Cin ricevuti dalle regioni nella banca dati nazionale (già istituita nel 2019) con modalità che però dovranno essere concordate con la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e Bolzano, «che vuol dire – dice ancora Celani – che se non si trova l’accordo con le regioni la banca dati, sulla quale si sono già fatti molti investimenti, potrebbe restare lettera morta».Tra l’altro, la banca dati non si occupa solo di affitti brevi, ma anche di strutture ricettive in generale; quindi, il ministero guidato oggi da Daniela Santanchè chiede alle regioni di trasmettere dati relativi ad alberghi, B&B, agriturismi, rifugi alpini, campeggi, dimore storiche, affittacamere, residence e cabine delle navi da crociera (tutte le categorie che Istat individua come strutture ricettive).

In tema di sanzioni, non esporre il Cin per ogni annuncio costerà all’host, al gestore o alla piattaforma da 300 a 3mila euro, mentre il proprietario privo di Cin rischierà una sanzione da 500 a 5mila euro. Il controllo e la sanzione spetteranno ai vigili comunali o alla polizia, «non è chiaro – dice Celani – con che perimetro. Ipotizziamo un controllo sui portoni per i vigili, un controllo sui portali per la polizia postale, ma non è così specificato nel Ddl». Ancora, l’articolo 4 introduce una nuova e stringente limitazione, quella del minimum stay a due notti. L’ambito di applicazione rimane però da approfondire. Sicuramente non si potrà affittare per meno di due notti nei 14 comuni metropolitani. Si fa riferimento poi ai comuni a densità turistica alta e molto alta (quarto e quinto quintile di una tabella Istat) nei quali chi vorrà pernottare una notte dovrà andare in hotel, ammesso che ne trovi uno. Saranno esentati da questa limitazione i comuni con meno di 5mila abitanti a bassa densità turistica.

«Curiosamente – commenta Celani – sarebbero esentate da questa restrizione le famiglie numerose, identificate come quelle con almeno un genitore e 3 figli, che invece potranno sempre dormire 1 notte nelle case promosse online».
Dall’Aigab rammentano che il numero di soggiorni di una notte pesa all’incirca un 5% del valore delle prenotazioni nel mondo affitti brevi. «L’impatto economico di questa misura è sicuramente depressivo – dice il presidente al Sole 24 Ore – ipotizzando che solo una parte verrà recuperata dal mondo alberghiero e una parte si trasformerà in allungamento di pernotti altrove o in nero. In modo pragmatico, anche per le famiglie numerose sarà difficile pernottare una notte, dal momento che, chi si adeguerà alla normativa applicherà un minimum stay di due notti e sul mercato non si dovrebbero più trovare la possibilità di soggiornare due notti perché nessuno potrà, anche per motivi di privacy, verificare la consistenza dei nuclei familiari (chi assicura ai gestori che il prenotante non stia dichiarano un adulto e 3 figli presentandosi poi con due adulti e due bambini?)».

Fonte: Il Sole 24 Ore