Solo una «AI inclusiva» ci salverà dalle distorsioni della AI

L’intelligenza artificiale sta da già da diverso tempo trasformando i più disparati settori economici: dalla medicina all’energia, dai trasporti al commercio, nella gestione dei processi aziendali e nell’erogazione dei servizi on-line più comuni, come ad esempio nei social media e nell’e-commerce. Ma solo recentemente questa tecnologia è arrivata ad essere direttamente accessibile al pubblico come strumento di assistenza personale per uso privato sotto forma di agente conversazionale generativo; ovvero di automa che si avvale della capacità di gestire il linguaggio per interagire con l’utente producendo contenuti ex-novo.

Diventando per molti e molto rapidamente, un punto di riferimento nella vita quotidiana: capace di elaborare un concetto, di consigliare un comportamento, di analizzare una situazione. Modificando radicalmente il modo in cui lavoriamo e ci relazioniamo con la realtà. Una grande rivoluzione che, come tutte le grandi rivoluzioni, porta con sé grandi aspirazioni e grandi timori.

Certamente i benefici della AI sono enormi. Tuttavia, per garantire che gli impatti positivi dell’AI siano equamente distribuiti e accessibili a tutti, e contemporaneamente si minimizzino i rischi collegati ad un uso improprio, occorre agire per diffondere una cultura di consapevolezza e attenzione su ogni aspetto di questa tecnologia, riflettendo su quanto sta avvenendo ed elaborando strategie di equilibrio rispetto alle crisi sociali e private che questa grande rivoluzione inevitabilmente comporta.

Abbiamo assistito in questi anni all’evolversi della complessità dei sistemi digitali che governano le infrastrutture su cui si basano le economie avanzate: l’Intelligenza Artificiale è la tecnologia che consente di risolvere e superare i limiti di questa complessità, di fatto ponendo la AI come strumento di leadership nelle economie digitalmente competitive. Basti pensare quanto le crescite esponenziali dei protagonisti della new economy, come ad esempio quelli della prima generazione come Microsoft, Amazon, Meta, Apple o Google, ma anche i più recenti come Uber, Airbnb, Satispay, SalesForce , debbano alla raccolta dei dati e nella capacità della AI di sfruttarli estensivamente, sino al punto di provocare la ristrutturazione degli ecosistemi di value chain nei quali sono collocati.

Innegabile l’impatto trasformativo della AI degli ultimi anni nei processi di logistica, retail, comunicazione, mobilità, manifattura, energia. Ma solo ora la AI diventa un fenomeno che emerge all’attenzione del pubblico che nell’accedere alle nuove Intelligenze Artificiali generative si rende conto di quanto sia rilevante nel proprio quotidiano averne libero accesso per un uso privato. Ognuno di noi si rende conto del valore della AI nell’istante in cui la AI diviene accessibile. Nei primi minuti di una conversazione con ChatGTP diventa palese di quanto la AI influisca e possa influire sempre più sul nostro modo di stare al mondo.

Fonte: Il Sole 24 Ore