Export di formaggi a +12%, ma è allarme per il caro-materie prime: tavolo al ministero

I consumi delle famiglie attraversano un inevitabile ridimensionamento dopo i picchi registrati durante il lockdown del 2020 e devono fare i conti con le incertezze legate alla pandemia. Incertezze che ancora di più minano i consumi fuori casa, seppur in uno scenario di ripresa grazie a vaccini e green pass. In questo contesto la crescita dell’industria alimentare è legata soprattutto all’export (+11% nel primo semestre), che quest’anno punta a raggiungere il livello record di 50 miliardi.

Si tratta di una strada percorsa con ottimi risultati dal settore lattiero caseario, che nel 2020 ha generato oltreconfine 3,5 miliardi di fatturato. La crescita sul 2019 è stata dell’1% in volume (superando le 463mila tonnellate di prodotto venduto all’estero), un risultato che però vale molto di più se si tiene conto delle difficoltà affrontate nell’anno del lockdown, con il blocco di tutta la ristorazione a livello internazionale.

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Sprint oltreconfine e mercato interno saturo

L’accelerazione è arrivata a partire da marzo di quest’anno, con il bilancio del primo semestre che registra un aumento del 12 per cento. Gli aumenti maggiori sono in Usa (+27% soprattutto grazie alla sospensione dei dazi), Francia (+13,8%) e Germania (+7,5%). Negativo il Regno Unito dopo la Brexit : -4,3 per cento.
Se continuerà il trend positivo dei consumi fuori casa ci saranno ancora ampi margini di crescita, soprattutto sui mercati asiatici, ora in terreno negativo. Qui i formaggi italiani vanno ad alimentare in primo luogo i ristoranti e la quota di export è ancora minoritaria (6%) rispetto a Europa (84%) e America (8%), ma proprio per questo le potenzialità di sviluppo sono elevate.

La mozzarella (compresa la Bufala Campana Dop che continua a ottenere ottimi risultati), con più di 107mila tonnellate esportate nel 2020 (+23%), continua a occupare il primo posto; seguono gli altri formaggi freschi (100mila tonnellate, +22%), il Grana Padano e il Parmigiano Reggiano(98mila tonnellate, +21%), i grattugiati (52,4 mila tonnellate, +11%, in buona parte ancora Grana e Parmigiano) e il Gorgonzola (23,5 mila tonnellate, +5%).

Giro d’affari costante con potenziale di crescita

Come proseguire su questa strada è uno dei temi al centro della 76esima assemblea di Assolatte di giovedì 16 ottobre a Milano per tracciare un bilancio dopo un anno unico (si spera) come il 2020, in cui comunque il settore è riuscito ad aumentare la produzione complessiva del 3,9%, per un giro d’affari rimasto tuttavia costante attorno ai 16,5 miliardi (che quindi ha scontato una diminuzione dei prezzi all’ingrosso). Un risultato possibile proprio grazie alla tenuta dell’export e al calo dell’import, visto che complessivamente i consumi interni sono diminuiti invece dell’8%, con l’aumento della spesa in negozi e supermercati che non ha del tutto compensato il canale horeca (cioè bar, ristoranti e catering, tra l’altro fonte di una più alta marginalità).

Fonte: Il Sole 24 Ore