Gestire il cambiamento in quattro mosse, fra lean management e sostenibilità

“Fare una mappa dei rischi è fondamentale – spiega Marco Brandalesi, Principal di Bonfiglioli Consulting – perché, sulla base di quanto rilevato, bisognerà poi adottare o prevedere una serie di misure. Tra queste, le principali sono la comunicazione del percorso che si sta per intraprendere, specifica per ogni stakeholder, e la formazione di agenti del cambiamento dotati delle competenze e del mindset giusto”.

Il terzo passaggio è quello della trasformazione vera e propria e si articola in due fasi: organizzazione e azione. La prima implica la progettazione e la realizzazione di routine organizzative, meccanismi di coordinamento e processi che siano efficaci, efficienti e tra loro coerenti. A dare avvio a questa prima fase è il management team, il cui commitment deve raggiungere a cascata i vari livelli dell’organizzazione in comunicazione tra loro, con l’obiettivo di creare una partecipazione collettiva verso i nuovi obiettivi.

Una volta disegnati e formalizzati i vari meccanismi di coinvolgimento e relazione, si definiscono i processi operativi e le responsabilità di ogni soggetto, in condizioni normali e in condizioni di emergenza. Terminata la fase di organizzazione, si entra nella seconda fase, dove si va ad agire (in modalità lean) per individuare problemi e sprechi e ad applicare le soluzioni per risolverli ed eliminarli.

L’ultimo passo da compiere verso il cambiamento è quello della sostenibilità, intesa dagli esperti di Bonfiglioli come sviluppo delle competenze e mantenimento. “Il miglioramento è tale se è sostenibile – assicura in tal senso Brandalesi – e se non lo è si rischia di cadere subito dopo. È quindi necessario creare le condizioni per sostenere le azioni intraprese, lavorando sulle persone e il loro sviluppo”.

Per questo un piano di training e formazione strutturato e abbinato a specifici meccanismi di rewarding (per esempio collegare la componente variabile della retribuzione a progetti di trasformazione) è da considerarsi una soluzione ideale per rafforzare la fiducia degli individui nei confronti del percorso di cambiamento intrapreso. La verifica, diffusa a ogni livello, del corretto funzionamento dei modelli implementati sul campo costituisce il passaggio finale. Fino a quando un altro cambiamento, in un’altra area o a un livello più alto dell’organizzazione, non si rende di nuovo necessario.

Fonte: Il Sole 24 Ore