Google chiude la class action da 5 miliardi di dollari. Ecco cosa hanno stabilito

Economia Digitale

Come parte dell’accordo Google si impegna a cancellare miliardi di dati relativi all’attività dei suoi utenti sul browser Chrome

di Marco Trabucchi

Sono stati resi noti i termini dell’accordo che pone fine alla class action del valore di 5 miliardi di dollari negli Stati Uniti. La causa, avviata nel 2020, si basa sull’accusa da parte di Google di aver tracciato i dati degli utenti sul browser proprietario Chrome a scopo di profilazione pubblicitaria, anche quando utilizzavano la modalità di navigazione in “incognito”, che avrebbe dovuto garantire l’anonimato e la protezione della privacy.
Già lo scorso dicembre si era giunti ad un patteggiamento, dopo che la giudice di San Francisco aveva negato l’archiviazione del caso sottolineando che l’accusa dei querelanti, di non essere stati informati correttamente, fossero sostenute da sufficienti evidenze. Tra queste uno scambio di email in cui la chief marketing officer Lorraine Twohill metteva in guardia l‘amministratore delegato Sundar Pichai nel 2019 che la modalità di navigazione ‘incognito’ non avrebbe dovuto definirsi ‘privata’ in quanto questo alimentava possibili fraintendimenti.
Con l’accordo, reso noto nei giorni scorsi, il gigante di Mountain View acconsente a distruggere i dati raccolti in modo improprio e ad aggiornare termini di servizio sulla modalità di navigazione in incognito, compresa l’opzione per gli utenti di disabilitare i cookies di terze parti. Sfuma invece il risarcimento collettivo da 5 miliardi di dollari chiesto dall’accusa, ma con l’opzione di chiedere risarcimenti a Google in forma privata.
Per parte sua Google non riconosce la fondatezza dell’impianto accusatorio, minimizzando la cancellazione dei dati. “Non abbiamo mai associato i dati agli utenti quando usano la modalità Incognito”, ha commentato il portavoce di Google, José Castaneda. “Siamo contenti di cancellare vecchi dati tecnici che non sono mai stati associati a un individuo e non sono mai stati usati per alcuna forma di personalizzazione”.
L’accordo chiude almeno una controversia legale per Google, con la società che rimane impegnata a difendersi su più fronti, tra cui le accuse di abuso di posizione dominante e pratiche monopolistiche nel mercato pubblicitario online, con azioni legali intentate dalle autorità di regolamentazione antitrust dell’Unione europea e Stati Uniti.

Fonte: Il Sole 24 Ore