Grandi manovre al porto di Trieste: via alla riconversione industriale dell’ex acciaieria. E lo scalo gestirà i treni

Le grandi manovre nel porto di Trieste hanno due volti. Il primo è quello della messa in sicurezza e riconversione industriale dell’area dell’ex ferriera di Servola, il mostro di acciaio chiuso nel 2020 che si estende su un’area di 560mila mq. È notizia di questi giorni la firma di un’integrazione all’accordo di programma, siglato da ministero dell’Ambiente e quello delle Imprese, che accende i motori al completamento della messa in sicurezza permanente dell’area, passaggio necessario per la conversione industriale dell’area e soprattutto per la nascita del Molo VIII, la superbanchina in grado di ospitare navi extra large con un aumento esponenziale dei traffici fino a 1,4 milioni di Teu nel 2040. La seconda novità è un’anteprima nel panorama nazionale: Trieste sarà il primo porto italiano a gestire gli impianti ferroviari dello scalo. Ansfisa ha dato disco verde a un’operazione di forte impattointermodale visto che il sistema, secondo i dati diffusi nei giorni scorsi, ha gestito 12mila treni e il 54% dei container via ferro. Ma andiamo con ordine.

La riconversione e il molo VIII

L’accordo di programma per la riconversione industriale punta dritto al molo VIII. «Finora siamo intervenuti con la demolizione completa della ferrovia che insisteva nell’acciaieria – racconta al Sole24Ore Paolo Petrucco, amministratore delegato di Icop, l’impresa che insieme ad Arvedi ha vinto la gara per i lavori nel porto -. Adesso invece si procederà con i lavori di ripristino e la trasformazione di questa area». Ma perché questo sa uno snodo cruciale è presto detto «Perché questa area è la radice dello sviluppo dell’area del molo VIII – aggiunge l’amministratore delegto – che è il grande molo di Trieste. Sì, è quello di cui si era sentito parlare un paio d’anni fa, anche a proposito dei cinesi, è il molo che si allunga nel mare e si incastra a terra proprio su quest’area oggetto della riqualificazione ambientale cioè nell’ex area della Ferriera». Questo intervento vale poco più di 38 milioni di investimenti, mentre la demolizione e il confinamento dell’area sempre a opera di Icop 33 milioni, di cui 27 milioni di opere già completate e altri 16 milioni di lavori in corso. Ma lo sguardo è rivolto a un secondo progetto, più ambizioso e costruito in partnership con la tedesca Hhla Plt: investimenti in Ppp per 260 milioni di euro per realizzare la prima delle quattro fasi, dal 2023 al 2040, del molo VIII. L’accordo di programma ne prevede 90 milioni ma con due secondi interventi (fase 1 e fase 2) ne verranno immessi in totale quasi un miliardo. Le due fasi metteranno in moto traffici per 500mila teu con una prima call per le navi ultralarge. Il progetto di espansione – fa sapere Icop – prevederà 500 nuovi occupati entro il 2027 e rappresenta una delle prospettive di lavoro più importanti per la città di Trieste e tutto il Friuli-Venezia Giulia. «L’obiettivo finale – spiega Petrucco – è quello di contribuire alla crescita del porto di Trieste, già primo porto italiano e nella top 10 dei più importanti europei, rendendolo il centro di scambio prediletto tra i paesi asiatici e le aree del Centro ed Est Europa».

La crisi di Suez

Non c’è preoccupazione su questo fronte, dice il numero uno di Icop, perché la crisi sarà intensa ma anche a tempo. «Si tratta – spiega Petrucco – di una perturbazione importante ma non di lungo periodo, non tale da cambiare le strategie di sviluppo e di investimento». Un esempio? «I tedeschi non hanno cambiato minimamente strategia – prosegue – e c’è da tenere presente il fenomeno del dual sharing ovvero della possibilità che nascano catene di approvvigionamento con possibilità appunto doppie per poter avere anche poli diversi. E quindi Trieste si ritrova comunque all’interno del Mediterraneo in una posizione privilegiata per intercettare il Nord Africa. Infatti esattamente in gennaio si sono sviluppate dei porti dei degli accordi con l’Egitto che è uno dei Paesi interessati».

La ferrovia

Passando al lato intermodale è notizia di qualche giorno fa che l’Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico Orientale è diventato anche gestore dei binari nel Porto Franco Nuovo. Dopo aver toccato il record di oltre 12 mila treni gestiti nel 2023 all’interno del network logistico, ha acquisito, da parte di Ansfisa l’autorizzazione di sicurezza per gli impianti ferroviari. Attualmente, in Italia, risultano autorizzati solamente una decina di gestori: in questo club esclusivo entra adesso anche il porto di Trieste.

Fonte: Il Sole 24 Ore