Hotel, come cambia il format nel post-Covid

«Con i miei progetti, cerco di far entrare la città nell’hotel: la lobby deve poter raccontare tutto, si devono poter costruire storie e collegamenti fisici e mentali, rubando via via spazio» ha sottolineato. Tra i progetti mostrati dalla Urquiola un intervento a Berlino dove interrogandosi sulle opportunità di un importante scalone in un edificio esistente, si è scelto di ricavare, ai diversi piani, spazi per un piccolo caffè piuttosto che una biblioteca.

Patricia Viel scommette sulla visione di lungo periodo, sul post-emergenza: «Ormai il servizio alberghiero sta diventando preponderante sul prodotto che è la stanza». E design e architettura hanno un ruolo determinante nel riuscire a creare nuovi format con «una dose di mistero, con un’intimità che ha nuovi connotati, e con una componente di sensualità che non può venire meno dopo lo shock della pandemia».

«L’albergo – racconta la Viel che con il suo studio ha firmato gran parte dei Bulgari Hotel come quello in costruzione a Roma – dovrà sempre sorprendere, contaminarsi di funzioni, offrire un’esperienza di benessere che è un mix perfetto dato dal confort del cuscino, dal silenzio, dall’assenza di polveri e da una proposta di menu attenta». E ancora, «se gli hotel sono ben progettati non cambieranno come struttura, ma – commenta l’architetto – sul disegno degli oggetti e degli arredi si giocherà la partita».

Matteo Thun e Antonio Rodriguez ricordando alcuni progetti che integrano cliniche e hotel, ospedali e strutture per l’accoglienza, spiegano il loro approccio progettuale che si fonda su tre parole chiave: Timeless, Human, Simplicity. Focus quindi sul benessere fisico e mentale, favorendo la relazione tra le persone e l’ambiente, anche con una “design therapy”. Tra gli altri, Lyndon Neri e Rossana Hu hanno sottolineato il tema del “Total Design”, mentre Roberto Palomba e Ludovica Serafini si sono soffermati sulle opportunità legate alla valorizzazione, anche attraverso le immagini del progetto di Palazzo Daniele, nel Salento, dove è stato rigenerato un edificio del 700, proponendo un dialogo inedito tra architettura e arte. Sintesi riuscita di cultura, turismo, comunicazione e economia. Con appeal internazionale. Non ci sarà innovazione senza un lavoro di team.

Da qui il coinvolgimento anche del mondo imprenditoriale, delle associazioni di categoria e delle istituzioni. «Attenzione alla sostenibilità e all’autenticità, intesa come cultura, identità e prodotto»: è Giorgio Palmucci, presidente di Enit, Agenzia Nazionale del Turismo, a proporre questi principi come driver per una via italiana, pur ricordando che i dati della Oxford Economics parlano di una ripresa dei dati del 2019, non prima del 2023.

Fonte: Il Sole 24 Ore