“Hugo in Argentina”, a Locarno un toccante documentario sul papà di Corto Maltese

Il Locarno Film Festival ha sempre dedicato un’attenzione particolare al cinema documentario e anche quest’anno non fa eccezione: tra i prodotti più interessanti di questa categoria, in questa prima parte della manifestazione, una menzione speciale va a “Hugo in Argentina” di Stefano Knuchel, incentrato su Hugo Pratt e sul suo lungo periodo di vita nella nazione sudamericana.

Dopo aver già raccontato il grande fumettista in “Hugo en Afrique” (2009), il regista svizzero dirige questa seconda parte di un’ipotetica trilogia incentrata sulla straordinaria esistenza del papà di Corto Maltese.Pochi anni dopo la fine della Seconda guerra mondiale Hugo Pratt, all’epoca un giovane e promettente fumettista, sbarca e Buenos Aires: il suo sogno potrebbe essere quello di raggiungere gli Stati Uniti, ma troverà la sua America proprio in Argentina.

Siamo all’alba degli anni Cinquanta, un decennio sfrenato in cui l’astro nascente del mondo del fumetto coglierà al volo tutti gli stimoli che questa nuova avventura gli offrirà.Presentato all’interno delle Giornate degli Autori della Mostra del Cinema di Venezia 2021, “Hugo in Argentina” è stato inserito a Locarno nella sezione Panorama Suisse ed è uno dei titoli più toccanti visti fino a oggi all’interno del cartellone.Alternando interviste recenti a persone che hanno conosciuto Pratt – parenti, amici e colleghi – e immagini di repertorio, il film offre una riuscita panoramica sul grande fumettista, ma anche su un intero gruppo di persone che ha scelto di emigrare in Sud America alla ricerca di un futuro migliore.

La voce di Giancarlo Giannini

Nonostante una struttura piuttosto convenzionale, “Hugo in Argentina” è un lungometraggio vibrante e profondo, che unisce le varie tappe della vita di Pratt con diversi cambiamenti socio-politici capaci di influenzare anche la sua esistenza.L’artista rimarrà in Argentina fino agli albori della dittatura, ma quegli anni lo porteranno a diventare un uomo, come sottolineano le sue stesse parole rilasciate in un’intervista che ascoltiamo durante la narrazione.La voce narrante è quella di Giancarlo Giannini, che offre un valore aggiunto a un prodotto sentito e coinvolgente, in grado di farci cogliere le tante sfumature dell’animo tormentato, anarchico e geniale del suo protagonista.Da sottolineare, inoltre, come il documentario riesca a mostrare perfettamente quanto ci sia di autobiografico nei fumetti di Hugo Pratt e anche come questi si siano evoluti nel corso degli anni.

Tempo d’amarsi

In un’edizione di Locarno segnata da tantissimi capolavori del passato, un evento davvero speciale è stata la proiezione di “Tempo d’amarsi”, film di Elio Ruffo del 1955, in una versione restaurata da Cineteca Milano.Presentato a Locarno da Enrica Ruffo, figlia del regista, e da Matteo Pavesi, direttore di Cineteca Milano, “Tempo d’amarsi” è un film che era stato proprio proposto e applaudito a Locarno 67 anni fa.Ambientato in un paesino della Calabria, vede al centro della narrazione la giovane Rosa, maggiore di cinque figli, che tenta di affrontare l’incombente miseria dopo la morte del padre operaio. Il fratello più piccolo, Gianni, intanto scappa di casa in cerca di fortuna. In questo esordio, Ruffo intreccia il lato privato della famiglia protagonista con l’osservazione di una terra segnata da continue e irrisolte contraddizioni sociali.Un film poetico e politico allo stesso tempo, che è stato davvero un grande piacere riscoprire in questa notevole edizione restaurata.

Fonte: Il Sole 24 Ore