Jacobs, Tamberi e quell’abbraccio felice che unisce l’Italia

Proviamoci. Facciamo uno sforzo. Dobbiamo segnarcela bene nella memoria questa domenica primo agosto 2021. Dobbiamo segnarcela bene. In modo che quando siamo depressi o di cattivo umore, quando tutto ci sembra remare contro, si possa in un attimo riaccendere la luce ed essere felici.

Semplicemente felici, senza nessuna controindicazione, discussione o remora comportamentale. Felici come Gimbo Tamberi, che dopo aver toccato il paradiso nel salto in alto, quando capisce che anche Marcell Jacobs è andato più veloce del vento nella finale dei cento metri, lo abbraccia come si fa con un fratello che è tornato da un lungo viaggio e lo si era dato per perso. Lo bacia, lo stringe, lo avvolge nella bandiera italiana. È gioia pura, felicità condivisa, il senso ultimo della Grande Bellezza dello sport. Che in certi rarissimi casi, come in questa giornata Olimpica, riesce nel miracolo di riunirci tutto dietro alla meraviglia di un salto che vola verso il cielo di Tokyo e di una corsa che si consuma in un lampo, nello spazio di 9”e 80 centesimi.

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Non fai a tempo a sentire lo sparo che già sei a un passo dal traguardo. Un lampo in cui però tutti capiscono che questo ragazzo nato in Texas ma cresciuto sul lago di Garda, ha lasciato alle spalle i mostri sacri della velocità. Un evento clamoroso perchè l’Italia, alle Olimpiadi, non solo non aveva mai vinto una medaglia d’oro nei cento metri, ma non aveva neppure partecipato a una finale nella specialità delle grandi star americane o giamaicane.

Jacobs, sembra un miracolo, arriva a questo traguardo dopo le tre volte di Usain Bolt: e basterebbe questo riferimento a chiudere ogni discorso. Ma ci sarà tempo per fare confronti e stilare tabelle. E capire chi è veramente il più grande. Quello che piace, che incatena il cuore di questa straordinaria doppietta d’oro olimpica consumata in mezz’ora, è la sua assoluta genuinità. La travolgente forza con cui ci ha investiti nei nostri torpidi divani domenicali.

Diciamolo: quella azzurra, fino a questa doppia magia, sembrava una buona spedizione, con tanti atleti bravi, ma non bravissimi, forti, ma non fortissimi. C’era tanto spirito olimpico, tanta buona semina di una nazione che, nonostante un anno e mezzo di pandemia, era riuscita a portare a Tokyo la sua migliore gioventù. C’era tutto questo, va bene, ma mancava la grande impresa. E invece, dopo tanto soffrire, dopo tanti ori persi per un soffio, è arrivato un clamoroso botto che ci ha fatto sobbalzare tutti come neanche per l’Europeo.

Fonte: Il Sole 24 Ore