Kering Eyewear, la sostenibilità cresce con il sostegno ai fornitori

Nel 2013, un anno prima che venisse creata Kering Eyewear, la divisione del gruppo dedicata alla produzione di occhiali da vista e da sole con 17 brand tra partnership e marchi di proprietà, Marie-Claire Daveu veniva nominata responsabile dello sviluppo sostenibile del gruppo, a capo di un dipartimento creato dieci anni prima, addirittura nel 2003. Facendo un balzo in avanti di 20 anni da quest’ultima data, molto è cambiato: il gruppo Kering ha all’attivo traguardi raggiunti – come l’uso del 100% di energie rinnovabili o la tracciabilità del 95% dei prodotti – e viaggia verso obiettivi ambiziosi come il taglio del 40% delle emissioni totali di gas serra entro il 2035 (con il 2021 come anno di riferimento). Alcune cose, tuttavia, sono rimaste le stesse: Marie Claire-Daveu è chief Sustainability and Institutional Affairs Officer di Kering Group. E i temi di sostenibilità, al di là degli obiettivi macro, rimangono una questione sperimentale e quotidiana, oggetto di un dialogo continuo tra i brand del gruppo e i loro fornitori.

È questo il caso di Kering Eyewear che in occasione del Sustainability day dello scorso 5 settembre ha organizzato a Padova, dove si trova l’headquarter, una giornata dedicata a circa 40 fornitori, partita con una visita al Museo di Geografia dell’Università di Padova e culminata in un incontro in presenza con Marie-Claire Daveu e Barbara Lissi, global head of Supply Chain, Manufacturing and Sustainability di Kering Eyewear. Non è tutto: l’azienda ha lanciato una piattaforma (Kering Eyewear for a Better Tomorrow) nella quale ha raggruppato tutte le iniziative legate alla sostenibilità fatte in passato, alle quali si aggiungeranno quelle future. Fondate su tre pilastri: care, collaborate e create. In italiano: prendersi cura, collaborare e creare.

Il coinvolgimento dei fornitori non va considerato un’iniziativa a sé, ma un lavoro costante e continuo che a breve sarà esteso ai fornitori e dipendenti fuori dall’Italia: «Per noi è diventato una missione – ha spiegato Barbara Lissi –. Il settore è molto legato alla tradizione e noi amiamo fare le cose fuori dagli schemi. Oggi siamo in grado di spingere i nostri partner produttivi a lavorare col massimo impegno mettendo la sostenibilità al centro: è un’opportunità anche loro, uno stimolo all’evoluzione». Con risultati innovativi: dal lavoro a stretto contatto con un partner del Bellunese, per esempio, è nato il materiale Re|Ace, un acetato riciclato al 100%, derivato da scarti di acetato pre-consumo, che consente di reintegrare ciò che già esiste nel ciclo produttivo rispettando al tempo stesso i più elevati standard di stile, qualità e funzionalità. impiegato nelle collezioni dalla P-E 23. «Un esempio di economia circolare partito da una domanda: perché non possiamo usare gli scarti di produzione? Studi preliminari hanno evidenziato che 1 kg di acetato Re|Ace comporta una riduzione di almeno il 50% di emissioni rispetto a quello tradizionale».

C’è poi Virtus, la piattaforma di condivisione dati e tracciamento basata su tecnologia blockchain, che Kering Eyewear ha lanciato ufficialmente nel 2021, ma esiste dal 2018: «La tracciabilità al 100% è un obiettivo chiave del gruppo – spiega Marie-Claire Daveu – perché senza questo non si può fare niente. Abbiamo molti obiettivi ambiziosi e se non ce li fossimo imposti non avremmo fatto così tanti progressi». E sul coinvolgimento dei fornitori nota infine:«È fondamentale perché nella sostenibilità non solo dobbiamo agire concretamente, ma farlo in fretta. E dobbiamo ascoltare le loro domande per capire come aiutarli». Domande che, di recente, hanno riguardato anche le nuove leggi europee: «Avere delle regole può essere utile proprio per accelerare: le aziende hanno bisogno di una spinta sul piano dell’implementazione di alcune pratiche».

Fonte: Il Sole 24 Ore