Le metamorfosi di Romain Gary

«Romain Gary è uno scrittore iconoclasta che ha tardato a trovare il suo posto nella storia della letteratura. Il riconoscimento della sua opera da parte dei critici letterari è avvenuto molto tardi. Ancora oggi non fa l’unanimità. Tuttavia Gary è l’autore di un’opera importante e complessa, che ha avuto molto successo all’interno di un pubblico molto variegato. La sua opera è pubblicata per Gallimard e la sua entrata nella prestigiosa collezione della “Bibliothèque de la Pléiade” ha finito per imporsi come un’evidenza, forse una necessità», sostiene Maxime Decout, professore ordinario di Letteratura francese dei secoli XX-XXI all’università Aix-Marseille, curatore nel 2019 dell’Album Gary per la Pléiade e massimo specialista in Francia dello scrittore lituano naturalizzato francese.

Si tratta di un’opera estremamente ricca che, nella sua diversità, è portatrice di una ossessione costante e affascinante: il desiderio di diventare un altro. Gary non ha mai smesso, nell’opera come nell’ esistenza, di rifiutare le prigioni dell’Io, di accontentarsi di un’unica identità. Ha messo in scena dei personaggi che fuggono per potersi drasticamente reinventare.

L’«affare Ajar»

È con l’«affare Ajar», nel corso del quale si è trasformato in un altro scrittore, e ha creato tutta un’opera, che è finalmente riuscito a compiere una vera e propria metamorfosi: nel 1974 esce infatti un romanzo, Gros Câlin, che sotto il nome di Emile Ajar sarà reduce di un grande successo. In seguito, nel 1975, Gary pubblicherà un altro romanzo utilizzando lo stesso pseudonimo: La vie devant soi che ottiene il premio Goncourt. Ma Gary ha già ottenuto l’ambito premio nel 1956 con Les racines du ciel, e tuttavia il premio in questione non può essere attribuito due volte allo stesso autore. Così questo secondo successo spinge la stampa a scoprire la vera identità di Emile Ajar. È in questo momento che Gary chiede al suo giovane cugino, Paul Pawlovitch, di fingere di essere Ajar davanti ai giornalisti.

«La mistificazione funziona, anche se tanti sospettano che dietro Ajar si nasconda Romain Gary. Il terzo scritto di Ajar, Pseudo, gioca su questi dubbi: si tratta di un’autofinzione di Paul Pawlovitch il quale, sotto nome Ajar, mette in scena lo stesso Gary. Durante tutto questo periodo Gary continua ad ogni modo a pubblicare allo stesso tempo altri romanzi con il proprio nome e con lo pseudonimo di Emile Ajar, scrivendo testi tra di loro molto diversi, per poi suicidarsi il 2 dicembre del 1980 lasciando consegne per un ultimo manoscritto, Vie et mort d’Emile Ajar, pubblicato da Gallimard, che rivela agli occhi di tutti che Emile Ajar è Gary», ci racconta ancora Decout.Quest’ultimo ci tiene infine a precisare che ambedue le opere andrebbero lette, e ci consiglia dei titoli: La promesse de l’aube di Gary e La vie devant soi di Ajar; altri testi magnifici, meno conosciuti, meritano altresì di essere riscoperti e letti: Adieu Gary Cooper, Les Mangeurs d’étoiles e La Danse de Gengis Kahn di Gary; Gros Câlin e Pseudo di Ajar.

Fonte: Il Sole 24 Ore