Lesioni per il farmacista che prescrive per dimagrire farmaci che bruciano le calorie

Scatta la condanna per lesioni colpose a carico del farmacista che si improvvisa dietologo, e prescrive per dimagrire dei farmaci, in genere usati per altri scopi. La Cassazione, conferma così il reato per il professionista che aveva promesso ad una cliente un dimagrimento vistoso e veloce, pur continuando a mangiare a piacimento. La ricetta “miracolosa” consisteva nell’assunzione massiccia di medicinali destinati alla cura di patologie, i cosiddetti off label, che contenevano dei principi attivi come l’efedrina, una sostanza di solito usata per l’asma, che ha l’effetto di aumentare il metabolismo cellulare.

Le interazioni con i centri cerebrali

Nella composizione delle pillole, oltre a diuretici e vitamine, compariva anche il naxeltrone, un antagonista degli oppiacei che riduce l’attività dei centri cerebrali che controllano la sensazione di piacere legata al cibo, con il rischio di danneggiare però il fegato, e il bumetadite che interagisce con i centri nervosi. Il risultato della dieta era stato, con un’escalation, la perdita totale dei capelli, sostituiti da una parrucca, e una progressiva paralisi che aveva interessato prima gli arti poi la testa. La donna – che tra l’altro non aveva particolare bisogno di dimagrire essendo alta 1,72 per 60 chili – ne era uscita, non in perfetta salute, dopo oltre due settimane di ricovero in ospedale. La “cura” era stata somministrata, in dosi massicce: 4 compresse al giorno prima dei pasti principali, senza alcuna valutazione dei costi benefici, considerando che le medicine prescritte, vanno prese solo in caso di malattia e di stretta necessità.

La disidratazione e la paralisi

Un particolare che al farmacista – noto anche per esercitare, di fatto, la professione di dietologo, era “sfuggito” – visto che il suo invito era stato a non interrompere il trattamento, malgrado la signora, ormai fortemente disidratata, avesse del tutto perso l’appetito e avesse dei chiari disturbi che evidenziavano il serio rischio per la salute. Per la Suprema corte la somministrazione delle pillole era stata spregiudicata, senza analisi e visite mediche, e fatta con farmaci off label da un professionista che, non essendo medico, non poteva fare prescrizioni. Una scatola di compresse create dall’imputato costava 250 euro. Per lui, che aveva violato anche la legge Di Bella e il Codice deontologico, c’è la condanna per il reato di lesioni colpose e a risarcire i danni alla “paziente”.

Fonte: Il Sole 24 Ore