Moda fra le stelle: lo stile spaziale dalla Luna alle tute di Bezos

«Solo tute da volo»: così Jeff Bezos ha risposto alla giornalista della Nbc che gli chiedeva cosa avrebbero indossato lui e il suo team di tre altri viaggiatori spaziali per il primo volo di Blue Origin, che il 20 luglio ha toccato i 100 km di altitudine sulla superficie terrestre. «Con la cabina pressurizzata è ridondante usare tute spaziali, saremo semplicemente così», ha detto, toccandosi l’uniforme blu cobalto. Una scelta giudicata molto minimale, forse troppo vista l’occasione storica, soprattutto rispetto alle uniformi scelte dagli altri partecipanti alla “billionaire space race”, la sfida dei miliardari della Terra alla conquista dello spazio:

Branson con Under Armour, Musk punta sullo stile supereroi

Sir Richard Branson, che aveva preceduto Blue Origin di 9 giorni con il suo spazioplano Virgin Galactic, ma fermandosi 20 km più in basso, ha indossato sempre delle tute non spaziali e sempre blu cobalto, ma firmate Under Armour, brand statunitense di “performance apparel”, abbigliamento da situazioni estreme. Il fondatore di Tesla Elon Musk, da tempo impegnato nel progetto SpaceX, per disegnare le eleganti uniformi bianche e nere ha addirittura chiamato Jose Fernandez, costumista che ha lavorato su film zeppi di supereroi come Batman vs Superman: Dawn of Justice, I fantastici Quattro, The Avengers e X-Men II. Visto l’intensificarsi del traffico orbitale, è lecito chiedersi: la corsa allo spazio in versione XXI secolo influenzerà anche la moda? Potrà nascere una specie di nuovo athleisure, adatto ai viaggiatori delle stelle e disponibile anche nei negozi terrestri?

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Sulla Luna grazie a Playtex

Se ripercorriamo a ritroso la storia delle esplorazioni spaziali, troviamo un caso curioso e interessante di collaborazione fra moda e scienza: le tute per la missione spaziale dell’Apollo 11, che il 20 luglio del 1969 portò per la prima volta degli esseri umani sulla Luna, erano state disegnate e realizzate da International Latex Corporation, nota anche come Playtex, azienda di lingerie celebre per i suoi reggiseni (quello noto in Italia come “Criss Cross” era stato lanciato con gran successo nel 1965).

La Nasa apprezzò i tessuti flessibili e le cuciture resistenti, e le tute vennero concepite come vere creazioni haute couture, cucite sul corpo dei membri dell’equipaggio. Tutti i dettagli di questa collaborazione sono contenuti nel libro “Spacesuit: Fashioning Apollo” di Nicholas de Monchaux. È certo che gli astronauti apprezzarono molto le loro tute, come ha rivelato lo stesso Neil Armstrong in una lettera di complimenti scritta nel 1994 e rivolta alle sarte che avevano cucito quelle tute: «Erano resistenti, affidabili, e quasi una coccola».

L’esperimento andò talmente bene che quella divisione di Playtex sarebbe diventata Ilc Dover, azienda indipendente che ancora oggi realizza tute per la Nasa dalle sue sedi nel Delaware, all’1 di Moonwalker Road, Frederica, e al 100 di Discovery Boulevard, Newark. E che sta lavorando a quello che indosseranno i primi astronauti che toccheranno Marte.

Fonte: Il Sole 24 Ore