Polemica tra il Prado e il Reina Sofia per María Blanchard

Una data di nascita, quella di Pablo Picasso, avvenuta il 25 ottobre 1881, segna lo spartiacque cronologico per la collezione dei due più importanti musei spagnoli, il Museo del Prado e il Museo National Centro de Arte Reina Sofía . L’acquisto da parte del Museo del Prado di un dipinto del 1929 dell’artista cubista María Blanchard (Santander, 1881 – Parigi, 1932) intitolato «La Boulonnaise» (la cui immagine non è stata resa pubblica) ha riaperto il dibattito sul confine temporale che separa le due collezioni stabilito da un decreto del 1995. L’artista Maria Blanchard, nota per le sue opere cubiste, alla pari con altri rinomati artisti del movimento, è nata sette mesi prima di Picasso, quindi l’acquisizione dell’opera da parte del Prado, guidato dal 2017 da Miguel Falomir Faus, non sarebbe in conflitto con il decreto.
La collezione del Museo National Centro de Arte Reina Sofía, dedicata all’arte moderna dal XIX secolo in poi, che ha tra le sue opere il monumentale «Guernica», possiede 15 opere di María Blanchar di cui cinque esposte nella sala espositiva. In questi anni il Reina Sofia ha tenuto una mostra antologica dell’artista e ha co-pubblicato, con il sostegno di Telefónica, il catalogo ragionato delle sue opere. L’artista è quindi “una figura centrale nella collezione del Reina Sofía”, come hanno spiegato fonti del museo, per questo la notizia dell’acquisto de «La Boulonnaise» da parte del Prado ha provocato “un po’ di sorpresa”.

La provenienza

Il dipinto è stato acquistato per 70.000 euro e fa parte dell’eredità di Carmen Sánchez, membro della Fondazione Amici del Prado, che ha donato 800.000 euro all’istituzione per l’acquisizione e il restauro di opere.Secondo alcune fonti spagnole nel determinare la partizione dei periodi storici sono stati stabiliti anche alcune eccezioni come nel caso di 31 artisti che, anche se nati prima di Picasso, sono nella collezione del Reina Sofia e tra questi vi sono Anglada Camarasa, Nonell, Darío de Regoyos e Zuloaga, ma non vi è María Blanchard. Inoltre, queste stesse fonti sottolineano che nello scambio di opere avvenuto tra i due musei nel 2016 per conformarsi al decreto, è stato anche stabilito quale eccezione l’acquisizione di un’opera che uno dei due musei “considerava importante per la sua collezione”, anche se di un artista che per nascita spettava all’altro museo. Dal canto suo il Prado, che in tempi più recenti ha deciso di esporre più arte femminile, ha dichiarato “la necessità di continuare la ricerca sulle donne artiste dei secoli passati” e nel 2021 l’acquisizione di arte femminile avrà la precedenza. Sempre in tale direzione il museo ha intenzione di avviare una nuova borsa di studio e ricerca dedicata alle questioni di genere e alla storia dell’arte.

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I “numeri” del 2019 del Prado

Tra i “numeri” economici e patrimoniali più eloquenti del 2019 (bilancio approvato ad ottobre 2020), anno in cui il museo ha festeggiato il bicentenario, va segnalato il record storico di visitatori che hanno raggiunto 3.203.417 (2.892.937 nel 2018), rendendo il Prado l’istituzione museale più visitata della Spagna. Il 56% dei visitatori proveniva dall’estero, una percentuale in leggero calo rispetto al 59% circa del 2018. La fotografia dei conti 2019, prima della pandemia da Covid 19, mostrava un museo in grado di generare risorse proprie per il 67,4% del totale delle entrate, con i contributi dello Stato che rappresentavano il 32,6% dei proventi. Per quanto riguarda le entrate proprie, il museo ha registrato proventi per 33,4 milioni, di cui la quota più elevata derivava dalla biglietteria per 22,7 milioni, seguita dalle royalties per 3 milioni e dall’affitto degli spazi con profitti per 1,1 milioni di euro. Il contributo statale sia per trasferimenti correnti sia in conto capitale è stato di 16,1 milioni con un aumento del 5,7% rispetto al contributo del 2018. In termini di spesa, il museo spagnolo ha sostenuto costi per 51 milioni di euro di cui 21,7 milioni relativi alle spese per il personale in crescita del 4,6% rispetto all’anno precedente, dovuto principalmente al pagamento degli arretrati del 4° Contratto Collettivo. Il risultato finale si è attestato a 6,3 milioni di euro in miglioramento rispetto a quello del 2018 pari a 5,64 milioni. A livello patrimoniale il patrimonio netto a fine 2019 ammontava a 575,7 milioni rispetto ai 567,8 milioni del 2018. Tra le principali componenti dell’attivo vi erano le immobilizzazioni materiali che ammontavano a 550,4 milioni di euro, di cui 534,5 milioni relativi al patrimonio artistico con 33.829 opere in collezione a fine 2019. Per il 90,55% delle opere non è stato possibile attribuire un valore economico, mentre le 3.195 opere che presentano un valore sono entrate nella collezione a partire dal 1995 per acquisizione, cessione, donazione, eredità o lascito.

Fonte: Il Sole 24 Ore