Recup, pronta al via la app contro lo spreco alimentare nei mercati milanesi

A fine 2015, a un anno dalla partenza del progetto, la quantità di generi alimentari recuperata ammontava a una tonnellata. Nell’autunno del 2016, l’idea di promuovere la solidarietà attiva attraverso un consumo più etico e sostenibile diventava un’associazione a promozione sociale vera e propria e a fine 2019 le tonnellate salvate dal macero erano 47. Lo scorso anno sono state invece 25 le tonnellate di prodotti edibili raccolte dai mercati rionali milanesi per destinarli a chi ne ha più bisogno.
Nata sulla scorta dell’esperienza vissuta in Francia da una delle sue fondatrici, Recup opera oggi con oltre 230 volontari, ha già aiutato circa 5mila unità familiari nell’ambito del programma del Comune “Milano aiuta” e a partire da settembre renderà disponibile la nuova app (sviluppata dalla software house brianzola Wwg) per ampliare il proprio raggio d’azione fra i banchi vendita di strada del capoluogo lombardo.

L’idea di comunità senza barriere che anima il lavoro dell’attuale presidente dell’Associazione Alberto Piccardo e di tutti i collaboratori di Recup ha dunque sposato il digitale per contrastare, con strumenti più adeguati, l’esclusione sociale e lo spreco alimentare. Se il modello di base non cambia – recuperare direttamente dai venditori dei mercati il prodotto che andrebbe altrimenti perduto, selezionare quello ancora commestibile dal resto e consegnarlo a chi lo richiede – una web app e una mobile app renderanno per l’appunto più agevole mappare i mercati cittadini e gestire in maniera più efficace le attività dei volontari sul campo.

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Un software gestionale in fase di realizzazione, invece, servirà ad organizzare tutte le informazioni raccolte e una specifica attività di “data analysis” permetterà infine di monitorare i kg di alimenti salvati e distribuiti.I numeri che caratterizzano il fenomeno dello spreco alimentare in Italia sono del resto impressionanti: secondo il Food Sustainability Index realizzato da Fondazione Barilla, infatti, ogni cittadino della Penisola spreca 65 kg di cibo all’anno, 7 kg sopra la media europea. E contribuisce ad alimentare un costo “nascosto” di circa 10 miliardi di euro, ovvero quasi 450 euro a famiglia all’anno.

Se allarghiamo lo scenario su scala internazionale, le rilevazioni della Fao (l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura) ci dicono che in Europa più del 20% di tutto il cibo prodotto viene buttato via, e parliamo di qualcosa come 88 milioni di tonnellate l’anno e di una perdita stimabile in 143 miliardi di euro (di cui i due terzi attribuibili all’ambito domestico).
A contribuire in negativo alle piaghe del “food lost” e del “food waste”, dicono ancora gli indicatori elaborati da Fondazione Barilla, vi sono in modo particolare le filiere dell’industria lattiero-casearia e la lavorazione e conservazione di frutta e verdura mentre fra gli alimenti che più di altri finiscono in pattumiera nelle case degli italiani troviamo (in ordine decrescente) latticini, carne, uova, pasta e pane, prodotti ortofrutticoli e pesce.

Uno spreco assolutamente insostenibile che Recup sta cercando di combattere trasformando il mercato in una piazza sociale e in un punto di aggregazione e di apertura verso i meno fortunati. La campagna di crowdfunding avviata su Produzioni dal Basso, piattaforma di innovazione sociale e di raccolta fondi, è terminata con una raccolta di oltre 12.300 euro (rispetto agli 11.500 euro prefissati) e servirà a sostenere un doppio passo in avanti: creare una rete sinergica sul territorio e salvare un quantitativo sempre maggiore di prodotti ortofrutticoli.

Fonte: Il Sole 24 Ore