Sorsi di design: dove il vino diventa architettura

Si dice – guida Michelin docet – che un ristorante vale il viaggio. Ma l’assunto è altrettanto vero per le cantine che oggi si sono affermate come vere e proprie destinazioni per turisti del vino sempre più evoluti ed esigenti, al di là della produzione o del territorio di appartenenza. La forma può diventare tanto (ma non più) importante quanto il contenuto, perché è anche il luogo a raccontare il patrimonio vinicolo. Come? Attraverso progetti architettonici d’autore, installazioni d’arte site specific, spazi sinestetici e dialoghi tra vigne e poeti.

Per cominciare questo percorso seguiteci a Erbusco, nel cuore della Franciacorta, così da scoprire la nuova “scenografia” di Ca’ del Bosco, l’azienda di Maurizio Zanella che oggi conduce 280 ettari e accoglie i visitatori in una nuova struttura circolare di legno e corten che custodisce una quercia al centro. Sono servite 33mila bottiglie di Cuvée Prestige – vuote e retroilluminate – per creare una gigantesca e scintillante bottiglia capovolta. Il percorso esperienziale prosegue attraverso una cupola dei sensi e tunnel e caveau in cui ammirare (prima di degustare) le riserve di Franciacorta, le cuvée Annamaria Clementi e i millesimati Vintage Collection sotto una volta di stelle ricreate illuminando i fori delle pupitres.

Se volete ripassare la storia della denominazione, sedetevi poi nella Sala del Camino di Palazzo Lana a Borgonato di Corte Franca, lì dove Guido Berlucchi e Franco Ziliani decisero di inventare uno spumante alla maniera dei francesi. In prossimità di questa nobile dimora, edificata nel Cinquecento dalla famiglia Lana de’ Terzi, ecco il sancta sanctorum, ovvero la cantina storica della Guido Berlucchi dove è conservata l’ultima preziosa bottiglia dell’annata 1961, quella con cui nasceva il Metodo Franciacorta.

L’Alto Adige è una delle regioni più sensibili alla liaison tra vino e design, con un paesaggio costellato di invenzioni architettoniche ispirate dalla natura. È il caso di Cantina Tramin – la casa del Gewürztraminer – firmata da Werner Tscholl, una sorta di tralcio di vite green, sia per il colore sia per le intenzioni: la struttura ha impiegato materiali ad alto risparmio energetico e utilizza un impianto fotovoltaico. Ma anche di Cantina Bolzano, inaugurata nel 2018, un cubo del pampino, cioè la foglia della vite, progettato dallo studio di architettura Dell’Agnolo-Kelderer e perfettamente integrato nel territorio: le lamiere di alluminio perforate filtrano la luce all’interno dell’edificio, dove affinano Lagrein dalla succosa freschezza.

Nelle ultime propaggini delle Alpi Apuane, tra la costa del mar Ligure e gli scavi dell’anfiteatro romano di Luni, Cantine Lunae ha cambiato decisamente d’abito: il designer Andrea Del Sere e gli architetti di AT Studio sono riusciti a creare un luogo di 3mila mq – tra la parte in superficie e quella ipogea – capace di raccontare e valorizzare la qualità della produzione di Vermentino, coniugando vecchio e nuovo, tecnologie contemporanee e pratiche enologiche tradizionali. Lo spazio più romantico? Il bosco di tronchi d’ontano che funge da sala di affinamento e library delle etichette aziendali della famiglia Bosoni.

Fonte: Il Sole 24 Ore