«Sul più bello», tenera storia d’amore che non segue le regole

Un esordio italiano capace di emozionare: si tratta di «Sul più bello», opera prima di Alice Filippi, presentata nella sezione Alice nella città della scorsa Festa del Cinema di Roma.
Protagonista è Marta, una ragazza che si sente poco avvenente e che è affetta da una malattia incurabile. Nonostante la vita non le sorrida, Marta trasmette sempre tanta gioia e solarità agli altri, senza perdere le speranze di realizzare il suo sogno nel cassetto: incontrare un ragazzo che s’innamori di lei e che non sia un ragazzo qualunque, ma addirittura il più bello che abbia mai visto.

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Se il soggetto può far venire in mente tanti altri teen-drama con protagonisti adolescenti colpiti da gravi malattie (si pensi ad esempio a «Colpa delle stelle»), la regista Alice Filippi ha la bravura di andare contro alle regole ed evitare numerose trappole retoriche, che invece purtroppo inficiano la resa di tante altre pellicole simili.Prendendo spunto dal romanzo omonimo di Eleonora Gaggero, il film ha un’energia vitale e un andamento anticonvenzionale, che perde parte della sua originalità soltanto nella seconda parte.

Un film curioso e coraggioso

Nonostante non manchi qualche momento eccessivamente calcolato e studiato a tavolino, «Sul più bello» resta un prodotto coraggioso e capace di incuriosire, con il suo andamento a tratti surreale e il suo saper giocare bene con la tavolozza cromatica della fotografia.

Alcuni riferimenti stilistici possono provenire da «Il favoloso mondo di Amélie» di Jean-Pierre Jeunet e alcune scelte visive pagano qualche debito nei confronti del cinema di Wes Anderson: collegamenti importanti per un film che vola più basso e a volte rischia di cadere, ma che comunque rimane un esordio originale e toccante.

Fonte: Il Sole 24 Ore