Tensioni a Gaza: raid di Israele, ucciso anche un comandante della Jihad. Razzi dalla Striscia

Da quel giorno è stato uno stillicidio di minacce da parte dell’ala militare della Jihad, le brigate al-Quds, che hanno messo in massima allerta Israele con la chiusura dei valichi, la riduzione delle normali attività lungo la frontiera ed hanno indotto Lapid ad anticipare i tempi con l’attacco di oggi. Jabari era da tempo nel mirino di Israele: come ha spiegato l’esercito, è stato «responsabile di multipli tentati attacchi contro civili israeliani». Jabari aveva sostituito Baha Abu al-Ata, comandante in campo che era stato ucciso durante il conflitto con Israele del 2019.

Nella sua nuova funzione era stato individuato dall’esercito come autore di numerosi lanci di razzi verso Israele. Ora – come trapelato nei giorni scorsi – si attende una possibile mediazione dell’Egitto che possa mettere fine alle ostilità di quello che potrebbe diventare – se anche Hamas decidesse di scendere in campo – il quarto conflitto aperto con Gaza dal 2012 ad oggi.

Usa chiedono di evitare un’ulteriore escalation

Gli Stati Uniti invitano tutte le parti a evitare un’ulteriore escalation. Lo afferma il portavoce della sicurezza nazionale della Casa Bianca, John Kirby.

Lapid: «Non vogliamo conflitto più ampio a Gaza»

Il raid di oggi a Gaza è stato condotto «contro minacce concrete» in arrivo dalla Striscia verso il sud di Israele. Lo ha detto il premier israeliano Yair Lapid, nella sua prima apparizione pubblica da quando è iniziata l’operazione “Breaking down”. «Israele non è interessato a un conflitto più ampio a Gaza, ma non si tirerà indietro», ha assicurato Lapid.

Le preoccupazioni dell’Onu

«Sono profondamente preoccupato per l’escalation in corso tra i militanti palestinesi e Israele, inclusa l’uccisione oggi di un leader della Jihad islamica palestinese all’interno di Gaza. Ciò avviene nel mezzo delle crescenti tensioni nella Cisgiordania occupata e nella Striscia di Gaza nelle ultime settimane». Lo ha detto il coordinatore speciale dell’Onu per il processo di pace in Medio Oriente, Tor Wennesland.

Fonte: Il Sole 24 Ore