Tra fuoco e ghiaccio – Il Sole 24 ORE

Dai quartieri di Roma ai boschi del Carso questo luglio torrido è stato funestato dal divampare di incendi, la cui violenza ci è sembrata superiore a quella conosciuta in estati precedenti. Ai roghi dolosi si aggiungono i fuochi generati dall’autocombustione di materiali infiammabili, legati all’aumento delle temperature medie stagionali, all’alterazione e alla scarsità di precipitazioni, al verificarsi di eventi meteorologici estremi – in due parole: ai cambiamenti climatici.

Che le scintille siano accese dal clima o dai piromani, la comparsa degli incendi rivela molti dei nostri errori nella gestione del territorio, del paesaggio, della natura, delle aree urbane. Mancanze nel nostro saper “stare al mondo”. A Roma uno dei roghi più imponenti è partito da un campo rom abbandonato, un luogo simbolo della malagestione e del degrado, una delle tante aree periferiche, marginali, trascurate.

“Sabotatore interno”

Con una metafora psicologica, questi incendi sembrano rappresentare il collasso di parti dell’organismo psichico e sociale abbandonate a sé stesse e mai curate, oppure il risultato delle azioni di un “sabotatore interno” (dall’espressione coniata dallo psicoanalista scozzese Ronald Fairbairn alla fine degli anni Quaranta) che attenta alla salute del territorio/psiche.

Che cos’è il fuoco?

«Il fuoco è l’ultravivente […] Giunge dagli abissi della sostanza e si offre come un amore. Ridiscende nella materia e si nasconde, latente, sopito come l’odio e la vendetta. Tra tutti i fenomeni, è veramente il solo che possa ricevere in modo così chiaro i due valori contrari: il bene e il male. Il fuoco splende in paradiso. Brucia all’inferno». Così nel 1973 Gaston Bachelard, filosofo visionario.

Distruzione e creatività

In ogni cultura il fuoco ha un duplice portato allegorico: distruzione e creatività. Passione ignea, terrena, devastante, e forza spirituale purificatrice e ascendente. Nel linguaggio alchemico è l’elemento trasformativo per eccellenza, «che agisce al centro di ogni cosa» (ancora Bachelard). «Tutto è in fiamme … La mente è in fiamme, i pensieri sono in fiamme. La coscienza della mente … [è] in fiamme» dice Buddha nel sermone del fuoco. C’è il fuoco donato da Prometeo, addomesticato in un recinto sacro, che arde per portare conoscenza e civiltà, come la fiamma olimpica che non si deve mai spegnere, ma c’è anche il fuoco che divampa senza controllo e, direbbe Jung, si inflaziona perdendo la sua funzione trasformativa. Un fuoco che brucia la possibilità di elaborazione psichica, rompe i recinti simbolici, diventa furia.

Fonte: Il Sole 24 Ore