Banksy: “il copyright è per gli sfigati”. O forse no?

Il «Flower thrower» conosciuto in Italia come il «Lanciatore di fiori» dello street artist anonimo Banksy è oggetto di una nuova violazione del copyright. Questa volta a violare i diritti di riproduzione dell’opera di street art è stato il noto marchio di moda Guess che ha utilizzato il «Lanciatore di fiori» come fondale per la vetrina del negozio in Regent Street di Londra. L’opera con cui Banksy critica e prende posizione sul conflitto israeliano-palestinese accompagna il lancio della collezione Guess x Brandalised, linea di cui fa parte anche una t-shirt bianca con l’opera di Banksy «Follow your dream – Cancelled, 2010», la cui riproduzione sembra quindi ugualmente non autorizzata.
In virtù della legge del taglione, Bansky, sui suoi canali social, si domanda retoricamente: «Attenzione a tutti/e i/le taccheggiatori/trici. Per favore andate nel negozio di Guess di Regent Street. Si sono appropriati del mio lavoro senza chiederlo, è quindi sbagliato che voi facciate lo stesso con i loro abiti?»

Copyright for losers

Eppure, nel suo libro, “Wall and Piece”, Banksy urlava al mondo che «copyright is for losers», cioè il diritto d’autore è per gli «sfigati» e il pubblico è moralmente e legalmente libero di riprodurre, modificare e utilizzare in altro modo qualsiasi opera protetta da copyright. Le opere di Banksy sono protette dal diritto d’autore perché soddisfano tutti i requisiti per la protezione anche in paesi, come quelli di common law, che richiedono la fissazione dell’opera su un supporto e quindi che questa non resti puramente concettuale. Il problema è semmai rappresentato dall’applicazione, cioè dell’enforcement, delle leggi sul diritto d’autore da parte di un autore anonimo. Inoltre, Banksy ha sempre fatto dell’accessibilità delle sue opere la sua crociata e, forte di questa idea, per anni ha permesso che le sue opere venissero fotografate, riprodotte e diffuse su larga scala da terzi senza richiedere licenze e royalties… fino a quando l’artista anonimo ha cambiato idea.

Il salto fallito dal diritto d’autore al marchio

Nel 2014, Banksy aveva cercato di bypassare lo scoglio dell’anonimato e tutelare i suoi lavori, nello specifico il «Lanciatore di fiori», come marchio richiedendo che come tale venisse registrato presso l’Ufficio dell’Unione europea per la proprietà intellettuale (EUIPO), l’agenzia preposta alla gestione dei marchi e del design industriale per il mercato interno dell’Unione Europea. A differenza del diritto d’autore che sorge spontaneo (ma in alcuni paesi, come gli Usa, comunque richiede una registrazione da far valere in tribunale), la protezione del marchio richiede la sussistenza di requisiti indispensabili per la registrazione. La sua registrazione è stata più tardi dichiarata invalida dall’EUIPO su istanza di Full Colour Black che, nel 2020 e poi in appello nel 2021, ha eccepito la mancanza del requisito di distintività del marchio e la malafede di Pest Control Office Limited (per Banksy). Infatti pare che Banksy non avesse intenzione al momento dell’applicazione né successivamente di utilizzare il «Lanciatore di fiori» come marchio, ma di sfruttare la registrazione come un copyright de facto. Oggi, oltre all’onta mediatica che Banksy ha sollevato contro il marchio Guess, resta da capire come la Pest Control Office Limited intenderà procedere.

Fonte: Il Sole 24 Ore