Biennale dell’Antiquariato, gli Uffizi comprano la Soprintendenza notifica

La Biaf, la Biennale dell’antiquariato di Firenze (24 settembre-2ottobre), è tornata dopo tre anni di assenza nella storica cornice di Palazzo Corsini. Una novantina di espositori per la gran parte nazionali hanno messo in mostra opere importanti rigidamente selezionate in fase di vetting, un vetting tra l’altro molto animato con alcuni lavori rifiutati e relative proteste dei galleristi coinvolti. Tutta salute per una manifestazione che rivendica a pieno prestigio e serietà.
Firenze non è Maastricht, porto franco in cui il sistema legislativo è stato ottimizzato per favorire al massimo il commercio internazionale di opere d’arte antica, ma nonostante tutte le difficoltà sistemiche le vendite sembrano aver superato le aspettative come ci racconta Alessandra di Castro : “I tanti scambi prima dell’apertura e, soprattutto, il numero delle vendite al di sopra delle aspettative da parte di diversi antiquari è la prova indiscutibile del successo di questa Biennale di Firenze. Personalmente ho venduto otto opere esposte nel mio spazio espositivo, tra mobili, dipinti e oggetti d’arte”. Gli fa eco Maurizio Nobile, molto soddisfatto per i contatti internazionali, tra le opere vendute conta anche l’autoritratto di Armando Locatelli del 1925, pittore ingiustamente dimenticato, che è stato acquisito da un’importane collezione privata italiana a pochi minuti dall’inizio dell’opening. Matteo Salamon , dell’omonima galleria milanese parla addirittura di euforia anni ’80. Soddisfazione anche per la galleria Tornabuoni , che gioca in casa. Vendute anche opere di Fabrizio Plessi, l’artista che con le sue opere multimediali è esposto in galleria durante la Biennale. Firenze ha saputo far valere al meglio una delle armi più potenti a sua disposizione: la presenza dei musei.

Il Museo degli Uffizi

L’istituzione fiorentina ha sostenuto Biaf con ben sette acquisizioni con un budget intorno al milione di euro, e tramite le parole del suo direttore Heike Schmidt ha dato alla Biennale un endorsment fondamentale: “Grazie all’impegno straordinario dei miei colleghi, agli Uffizi questa estate abbiamo avuto un recupero grande, registrando in luglio e agosto i numeri più alti di visitatori mai avuti: con gli introiti derivati, le Gallerie degli Uffizi sono in grado di estendere il proprio ruolo nel processo della tutela, a vantaggio della collettività, avviando le procedure per l’acquisto di alcune delle opere più significative offerte quest’anno alla Biennale. Così gli Uffizi continuano la tradizione iniziata con l’edizione del 2015 – che coincise con il conferimento dell’autonomia speciale al museo – di partecipare attivamente, da acquirente, alla Biennale Internazionale dell’Antiquariato di Firenze, a mio avviso la fiera più bella al mondo in questo settore.”
Le sette opere acquisite sono quattro dipinti, due sculture e un disegno di Carletto Caliari, “Giovinetta con il cane”, donato dall’antiquario Enrico Frascione. Tra i dipinti acquisiti una delle opere più ammirate della fiera: il “Ritratto di gentiluomo vittorioso sull’invidia” di Pietro Paolini (1603-1681) acquisito alla Galleria Porcini. Un’opera originale e dalla luce caravaggesca. Di Francesco Cairo ”L’Allegoria del Disegno e della Pittura” dalla Galleria Frascione, tra le sculture di Jean-Baptiste Basset il piccolo avorio “Ritratto di Cosimo III de’ Medici” da Galleria Carlo Orsi. Spazio anche ad opere dell’800 e del ‘900 con ad esempio “Atelier con pittore al lavoro sul Combattimento di Sommacampagna” di Felice Cerruti Bauduc da A. Pallesi Art Gallery, di Ferruccio Ferrazzi l’olio “Viaggio tragico” del 1925 dalla Galleria Berardi e la pietà di Giacomo Manzù datata 1950 acquisita dalla Galleria Gomiero. L’acquisizione delle sette opere nel corso della Biennale di quest’anno è già stata approvata da parte del Comitato Scientifico delle Gallerie degli Uffizi per quanto riguarda le opere antiche, quelle del ‘900 invece hanno ricevuto il placet dalla Commissione della Galleria d’Arte Moderna di Palazzo Pitti. Un’acquisizione istituzionale arriva anche dal Mart di Rovereto per volere del presidente Vittorio Sgarbi che ha scelto un bassorilievo in gesso di Felice Casorati, “La dormiente” del 1925 in vendita da Sperone. Conferma la soddisfazione Carlo Orsi per il buon flusso a Palazzo Corsini di collezionisti e direttori di musei. “Gli acquisti degli Uffizi confermano la qualità dell’esposizione e il nostro ruolo prominente nel mercato di interagire con le istituzioni. Se non ci fossero gli antiquari capaci di trovare opere importanti i musei non potrebbero far crescere le loro collezioni e farle conoscere al largo pubblico”.

AAA cercasi mecenate

Una delle opere emblematiche di questa Biennale è la scultura in marmo “Il Laooconte” del fiorentino Vincenzo de’ Rossi (1525-1587), un complesso scultoreo, riportato in Italia dalla Francia una quindicina di anni fa dal gallerista Marco Fabio Apolloni (Galleria del Laocoonte) e che ora la mette in vendita. Il sindaco stesso di Firenze ha fatto appello ai mecenati locali perché aiutino il Comune ad acquisirlo riportando questo colosso (due tonnellate il peso, due milioni di euro il costo) nella sua città di origine. Un’epopea, il cui lieto fine sarebbe un segno incoraggiante per l’intero sistema.

Acquisti versus notifiche

Vendite, storie appassionanti e capolavori ma purtroppo anche notifiche. Durante la Biennale almeno tre opere sembrano essere state notificate, stando alle nostre fonti, dalla Soprintendenza Toscana. Questo fatto ha mandato nello sconforto i galleristi inficiando il clima di fiducia e di speranza di una manifestazione in ascesa, dove peraltro pochi erano i beni artistici per i quali era stato chiesto un permesso di esportazione, un chiaro segnale che il mercato di riferimento è l’Italia. Ma la notifica, out of the blue, è un gesto che danneggia il sistema e rischia di compromettere le edizioni future. In molti l’hanno percepita come una punizione, l’antiquario che subisce il danno prossimamente tornerà a esporre opere di altissima qualità? Quale gallerista porterà i suoi capolavori rischiando di vederseli notificare? Il rischio è che paradossalmente il bello torni nell’anonimato, mentre ci si aspetta che lo Stato anche attraverso le Soprintendenze compri per dare alla fruizione pubblica quello che ritiene di particolare interesse nazionale. In attesa di ulteriori dettagli e spiegazioni ufficiali, sembra un atto di puro autolesionismo fuori dal tempo. La Biennale chiude il 2 ottobre, con un ottimo bilancio di visitatori e grandi nomi tra i collezionisti presenti. I fuochi d’artificio hanno incorniciato l’ambitissima cena di gala che ha dato inizio alle danze, the show must go on, fino alla prossima notifica.

Fonte: Il Sole 24 Ore