Chi è Luca Sammartino, il big della Lega e ras delle preferenze in Sicilia

Lo chiamano il campione delle preferenze. Qualcuno, con un poizzico di cattiveria, si spinge a dire “ras” del cosenso. Una macchina elettorale potentissima in grado di condizionare il successo di un partito o di una coalizione.

L’odontoiatra innamorato della politica

Luca Sammartino, classe 1985, catanese, odontoiatra, ormai ex vicepresidente della Regione siciliana ed ex assessore regionale all’Agricoltura, alle ultime elezioni regionali ha portato a casa oltre 21mila voti nella lista “Prima l’Italia Salvini premier”: è stato eletto per la terza volta all’Assemblea regionale siciliana e non lo hanno per nulla scalfito le altre inchieste in cui è stato coinvolto e i due processi per corruzione elettorale. Anzi tutt’altro: sembrava lanciatissimo per essere uno dei prossimi candidati alla presidenza della Regione. «Non possiamo più rinviare l’assunzione di responsabilità: le scelte sul futuro della Sicilia dipendono dalla Lega e dalla sua giovane classe dirigente» è una delle sue frasi ricordate oggi che l’inchiesta Pandora ne ha, in qualche modo, fermato la corsa proprio nel momento in cui, lui nel frattempo diventato leader della Lega in Sicilia, stava organizzando la lista per le elezioni europee preparandosi probabilmente a un altro successo elettorale.

Dal 2012 a oggi: cinque partiti e il pieno di voti

Giovane e affabile, Sammartino si è sempre mosso con lo stile felpato del perfetto democristiano. Del resto è da lì, da quel mondo che viene: eletto per la prima volta all’Assemblea regionale nel 2012 nelle fila dell’Udc a 27 anni con 12.606 voti per poi passare ad Articolo 4, una formazione politica ibrida; nel 2015 è possi approdato nel Pd e con i Dem è stato eletto nuovamente al Parlamento siciliano con 33mila preferenze; nel 2019 iul passaggio a Italia Viva di Matteo Renzi per arrivare nel 2021 nella Lega con Matteo Salvini. Un successo politico elettorale che Sammartino condivide con la moglie Valeria Sudano, avvocato civilista specializzato in diritto societario e bancario, oggi deputato della Lega e componente, tra le altre cose, della commissione Antimafia.

Quello scontro con Musumeci

Agli atti dell’Assemblea regionale c’è ancora l’invettiva dell’allora presidente della Regione Nello Musumeci all’indirizzo di Sammartino, in quel momento esponente di primo piano del Pd: «Lei si dovrebbe vergognare, deputato Sammartino. Io sto lasciando l’aula. Nel momento in cui ci si aspetta chiede chiarezza lei chiedi che si voti di nascosto. si vergogni lei e ci asseconda la sua richiesta. Io per protesta abbandono l’aula. Mi auguro che di lei e di quelli come lei si possa occupare ben altro palazzo». Era il 2020, ed era sempre aprile. Una invettiva che Sammartino non ha mai perdonato a Musumeci, che oggi è ministro e che, si dice, ha avuto tra i maggiori oppositori alla sua ricandidatura alla presidenza della Regione proprio l’enfant prodige della politica catanese.

Sammartino: «Fiducia nella magistrratura»

Oggi, in uno dei momenti più bui della sua carriera politica dice: «Ho scritto una nota al presidente della Regione, Renato Schifani, per rimettere l’incarico di assessore regionale e vice presidente della Regione dopo essere stato raggiunto da misura cautelare interdittiva in relazione a un’ipotesi di reato lontana nel tempo. Ringrazio il presidente per la fiducia dimostrata nei miei confronti e per il lavoro svolto fin qui. Tengo a sottolineare che non sono coinvolto in ipotesi di reato di mafia né di voto di scambio. Sono sereno e certo che emergerà la mia totale estraneità ai fatti, risalenti a cinque anni fa, che con stupore leggo mi vengono contestati. Resto fiducioso, come sempre ho dichiarato e non cambierò mai idea, nei confronti del lavoro della magistratura. Continuerò a servire la mia comunità e il mio territorio svolgendo la mia attività politica e di parlamentare regionale».

Fonte: Il Sole 24 Ore