«Con l’autonomia differenziata le distanze tra Regioni sulle Sanità cresceranno ancora»

Il presidente della Fondazione Gimbe

Nino Cartabellotta non ha dubbi sull’immediato effetto in Sanità della riforma dell’autonomia differenziata attesa questa settimana in consiglio dei ministri

di Marzio Bartoloni

«Se facciamo accelerare le Regioni che già oggi stanno avanti è naturale che le diseguaglianze aumenteranno ancora di più e quindi la fuga al Nord dei pazienti non può che crescere». Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe, non ha dubbi sull’immediato effetto in Sanità della riforma dell’autonomia differenziata attesa questa settimana in consiglio dei ministri. E sottolinea anche il rischio dell’«irreversibilità» di una riforma del genere con conseguenze a lungo termine «imprevedibili» e da cui «non si torna indietro». «Per questo – è l’invito di Cartabellotta – il Parlamento deve valutare bene. Non è una legge da approvare in maniera sbrigativa».

Cosa dicono i numeri della mobilità sanitaria dei pazienti?

Che le tre Regioni che oggi incassano più fondi per curare i pazienti del Sud e cioè Lombardia, Veneto ed Emilia sono anche quelle che secondo il monitoraggio ufficiale fanno parte del gruppo di cinque Regioni che erogano meglio i Lea e cioè i livelli essenziali di assistenza. Insomma garantiscono meglio le cure.

E quindi cosa può accadere?

Che nel momento in cui saranno acquisite istanze autonome è evidente che queste differenze non potranno che aumentare ancora di più. Già oggi siamo di fatto in un servizio sanitario universalistico selettivo che offre cure diverse a seconda della latitudine, se si va ancora più avanti perdiamo proprio il principio universalistico.

Fonte: Il Sole 24 Ore