I veri mostri sono nella vita reale

C’è un certo tipo di serie tv di cui gli inglesi sono maestri: sei episodi da mezz’ora a stagione (come Fleabag o Back to life); storie private, poco spettacolari e poco glamour, spesso ambientate in quelle città di provincia fatte di casette tutte uguali con i mattoni rossicci. Serie però a volte molto belle, che raggiungono profondità impensabili per le decine di high concept da cui veniamo bombardati ogni mese.

Somewhere boy ne è uno splendido esemplare: il protagonista è Danny, un ragazzo che fino a 18 anni ha vissuto confinato in una sperduta casa di campagna con le finestre sbarrate, dove il padre lo teneva recluso perché, gli diceva, il mondo era finito e fuori era pieno di mostri. Adottato dalla zia Sue, Danny all’improvviso si ritrova gettato in una vita sociale di cui non conosce le regole. Numerosi flashback mostrano i momenti paradossalmente felici con il padre, del cui amore Danny non ha mai dubitato, le serate passate a vedere vecchi film o ad ascoltare dischi anni Trenta. Dopo aver scoperto che i mostri non sono reali, il ragazzo deve fare i conti con mostri metaforici ma altrettanto pericolosi.

È una storia tragica, ma l’abilità dello sceneggiatore Pete Jackson (nessun rapporto con il quasi omonimo Peter) sta proprio nel renderla appassionante e perfino divertente. Lo sguardo ingenuo e curioso di Danny è dolcissimo, ma tutti i personaggi, anche i più secondari, hanno una caratterizzazione completa. Tra loro spicca sicuramente Aaron, figlio di Sue e ora fratellastro di Danny, suo coetaneo e quasi più impacciato di lui. I suoi disperati tentativi di costruirsi una vita sociale o trovarsi una ragazza sono comici e commoventi quasi come la storia principale. Allo stesso tempo, i conflitti drammatici vengono ampiamente articolati ma senza necessariamente risolverli: il padre di Danny è un mostro, ma lo ha amato più di quanto abbia mai fatto il padre assente di Aaron.

La serie ha anche un’identità visiva piuttosto forte: i personaggi sono spesso inquadrati in isolamento e relegati ai lati dello schermo (un po’ come faceva Mr. Robot); la fotografia giustappone, in maniera controintuitiva, un passato buio ma felice a un presente pieno di luce ma anche di incertezze.

Somewhere boy, Pete Jackson, Channel 4 UK, inedito in Italia

Fonte: Il Sole 24 Ore