Italia-Egitto, nel 2023 interscambio da quasi 6 miliardi con un colosso in crisi

Un gigante in crisi, sotto il peso di inflazione, debiti in scadenza e contraccolpi della guerra in Medio Oriente. Ma anche un interlocutore primario per Ue e Italia sul capitolo che pare più delicato per entrambi, a nemmeno tre mesi dalle elezioni europee: il rischio di una nuova crisi migratoria sulle coste europee. È il doppio binario che guiderà la missione del 17 marzo in Egitto della presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, della premier italiana Giorgia Meloni e dei suoi omologhi Kyriakos Mītsotakīs (Grecia) e Alexander De Croo (Belgio). L’obiettivo della visita è l’annuncio di un nuovo pacchetto da 7,4 miliardi di euro per assistere il Cairo sul settore energetico e la questione migratoria, ricalcando l’intesa già siglata con la Tunisia di Kais Saied. Nel caso dell’Italia sono in ballo rapporti di peso “anche” sul fronte dei rapporti economici, con la stessa Meloni che anticipa la firma di intese bilaterali nel perimetro del cosiddetto piano Mattei. Gli accordi in via di sottoscrizione con al-Sisi confluiranno nei sei pilastri del Piano svelati nel summit Italia-Africa dello scorso gennaio: istruzione e formazione, sanità, acqua e igiene, agricoltura, energia, infrastrutture.

Interscambio da quasi 6 miliardi, Italia 2° mercato del Cairo

Nei primo 10 mesi del 2023, secondo i dati dell’agenzia Ice, l’Italia si è imposta come il settimo fornitore e secondo cliente su scala mondiale dell’Egitto, con una quota pari al 3,9% delle esportazioni confluite sul colosso nordafricano e al 7,8% delle vendite all’estero del Cairo. L’interscambio complessivo fra i due Paesi si è attestato nel 2023 a 5,96 miliardi di euro, con un saldo in positivo di 690 milioni fra i 3,32 miliardi in export italiano e i 2,6 miliardi circa di import dal Cairo. La tendenza è alla discesa, con un calo complessivo degli scambi commerciali (-13,5% fra 2022 e 2023)  scandito dalla flessione dell’11,3% nell’export e del 16,3% nell’import.

Le vendite italiane in Egitto sono dominate per quasi un terzo dai macchinari (30%, 997 milioni), seguite da coke e prodotti petroliferi raffinati (16,9%, 561 milioni) e metalli di base e prodotti in metallo (339 milioni, il 10,2%). Sul versante opposto, quello delle importazioni, oltre un quarto degli acquisti italiani in Egitto è destinato metalli di base e prodotti in metallo, escluse macchine e impianti (669 milioni, il 25,4% del totale), seguito su valori simili da sostanze e prodotti chimici (636 milioni, il 24,1%) e a distanza maggiore da prodotti dell’estrazione di minerali da cave e miniere (365 milioni, il 13,9% del totale). Lo stock di investimenti esteri diretti italiani (Ide) in Egitto si attestava nel 2022, l’ultimo anno disponibile, a 7,8 miliardi di euro, a fronte di un flusso inverso di Ide egiziani in Italia pari a 126 milioni di euro. Dati riferiti da Ice a marzo, ma fermi al 2021, registrano la presenza di un totale di 114 imprese italiane nel Paese, per un fatturato che si aggira sui 6,6 miliardi di euro.

La crisi del Cairo e l’incognita migratoria

In attesa dei fondi Ue e degli accordi con l’Italia, l’Egitto versa in una crisi che sovrappone tensioni economiche e politiche. Il Cairo, reduce dal voto che ha riconfermato al-Sisi a dicembre, si trova sempre più soffocato da una congiuntura che include inflazione vicino al 30% e un ampio ventaglio di ricadute delle crisi internazionali. Dopo la battuta d’arresto sulle importazioni di cereali dall’Ucraina con il conflitto Mosca-Kiev, ora il Cairo si ritrova nella traiettoria di un triplo impatto della guerra a Gaza: lo strozzatura dei flussi commerciali sul Mar Rosso, il calo dei flussi turistici “inibiti” dal conflitto e le ricadute sull’export energetico di gas naturale liquefatto, un effetto-domino che riduce l’afflusso di valuta estera e rischia di far traballare le finanze pubbliche del Cairo in vista del saldo di quasi 30 miliardi di debiti nel solo 2024.

L’altra incognita, non a caso al cuore del «partenariato» proposto dalla Ue, riguarda l’evoluzione di una crisi migratoria già in atto. Il Cairo ha registrato l’afflusso di circa mezzo milione di sudanesi in fuga dal conflitto che lacera Khartoum da aprile 2023, sommandosi ad altre due frontiere – letterali – che inquietano il Cairo: quella a ovest con la Libia e, soprattutto, quella a Est con Gaza. L’Egitto ha fatto da snodo per la consegna di aiuti umanitari a Gaza attraverso il valico di Rafah, la città che ospita la maggioranza dei gazawi dispersi e rischia di essere il prossimo bersaglio dell’offensiva israeliane. Al-Sisi ha messo in chiaro che l’Egitto non accoglierà i palestinesi in fuga, lasciando implodere un’emergenza migratoria guardata con timore dall’Europa. Il piano di Bruxelles per arginarla parte dagli oltre 7 miliardi che dovrebbero essere proposti il 17 marzo, sull’esempio esplicito del memorandum con la Tunisia.

Fonte: Il Sole 24 Ore