La cultura sfida la crisi con la qualità e la bellezza

3) Terzo nodo da sciogliere è la mancanza di adeguate competenze strategiche, soprattutto in ambito digitale e manageriale. Quest’ultima problematicità è rafforzata dai risultati della ricerca della Fondazione Scuola dei Beni e delle Attività Culturali, pubblicata in marzo, con l’obiettivo di indicare le nuove professionalità necessarie per il rilancio dei musei e del patrimonio cultura. I risultati evidenziano l’esigenza di inserire professionalità innovative come il responsabile di servizi educativi, l’esperto di comunicazione, marketing, fundraising e la figura del registrar.

La mappa produttiva

Fanno parte del sistema produttivo culturale e creativo “core” le imprese e i loro addetti che rientrano nei seguenti settori: l’Architettura e il design; la Comunicazione; l’Audiovisivo e la musica; i Videogiochi e i software; l’Editoria e la stampa; le Performing arts e le arti visive; il Patrimonio storico e artistico. Mentre, fanno parte del sistema produttivo “creative driven” le imprese e quei professionisti culturali e creativi che pur lavorando al di fuori dei settori “core” producono prodotti e servizi, ad alto contenuto culturale e creativo. Ad esempio, ne fanno parte l’artigianato, le reti di imprese, l’enogastronomia, la robotica, l’impresa appartenente al settore automobilistico, se a lavorarci è il designer.

Il valore aggiunto e il lavoro

Nel 2019 i due macrosettori – core e creative driven – hanno prodotto un valore aggiunto di circa 91 miliardi di euro, con una crescita (misurata a prezzi correnti) dell’1% rispetto all’anno precedente. Questo ammontare di ricchezza generata equivale al 5,7% del prodotto lordo italiano complessivo, un’incidenza che si mantiene costante rispetto al 2018.

Del complessivo valore aggiunto, 50,7 miliardi sono da attribuire alla componente “core” (che rappresenta quindi il 3,2% del totale economia), mentre 40 miliardi sono prodotti dal settore “creative driven” (pari al 2,5% del valore aggiunto nazionale). Prendendo come base 100 i 90,7 miliardi di valore aggiunto, il 56% è prodotto dai settori “core”, mentre il 44% è prodotto dai “creative driven”.
Le cifre dell’occupazione: gli occupati del Sistema Produttivo Culturale e Creativo ammontano, nel 2019, a 1,5 milioni, con un’incidenza del 5,9% sul totale nazionale, in lieve crescita rispetto al 5,8% dell’anno precedente. Il 3,4% dei lavoratori complessivamente occupati in Italia (864mila) afferisce al “core” del sistema culturale e creativo, mentre il 2,5% (636mila) svolge attività “creative driven”.

I settori più forti e quelli più fragili

In termini relativi il settore dei Videogiochi software realizza un valore aggiunto di 12,5 miliardi di euro, pari allo 0,8% del dato nazionale e conta 170mila occupati, segue l’Editoria e stampa con 11,2 miliardi di euro di valore aggiunto, un’incidenza di 0,7% sull’economia nazionale e 209mila occupati.
A seguire l’Architettura e design (7,3 miliardi di euro di valore aggiunto, 0,5% su totale dell’economia e 149mila occupati), l’Audiovisivo e musica (6 miliardi di euro di valore aggiunto, 0,4% su totale dell’economia e 58mila occupati), le Performing arts e arti visive (5,4 miliardi di euro di valore aggiunto, 0,3% su totale dell’economia e 106mila occupati) e la Comunicazione (5 miliardi di euro di valore aggiunto, 0,3% su totale dell’economia e 112mila occupati).
Al contrario di quanto si potrebbe pensare il settore che riguarda il nostro Patrimonio storico e artistico è fanalino di coda, in quanto realizza il 3 miliardi di euro del valore aggiunto, lo 0,2% del totale Italia e occupa 58mila unità. Pur essendo all’ultimo posto nel settore creativo e culturale, il Patrimonio storico e artistico, negli anni 2018-2019, ha avuto un tasso di crescita superiore a tutti gli altri comparti con un incremento dell’occupazione del 4,8% e un aumento del valore aggiunto del 2,8%.

Fonte: Il Sole 24 Ore