La geolocalizzazione dei «like» per capire i gusti delle persone: ecco la startup milanese che ha sconfitto Facebook

Una volta concluso l’iter di approvazione, dopo soli due mesi dal lancio di Faround, nel dicembre dello stesso anno, il colosso californiano aveva proposto agli utenti di scaricare la sua Nearby, app, secondo Business Competence, identica alla propria per “concept e format”, ad eccezione soltanto degli aspetti grafici.

La piccola start up, dopo un primo momento di smarrimento, decide di fare causa al colosso americano coadiuvata dallo Studio Spolidoro di Milano.«Violazione del diritto d’autore e «appropriazione parassitaria di investimenti altrui», è la tesi dei giudici civili di primo grado che, alla fine del 2016, nella fase cautelare del procedimento, respingono la richiesta di Facebook di sospendere l’esecutività della sentenza di primo grado.

E qualche giorno fa la Corte d’Appello di Milano ha rivisto la sentenza di primo grado, rincarando l’importo dovuto a Business Competence per violazione del diritto d’autore, aggiungendo uno zero, 3,8 milioni di euro di danni – contro i 350mila euro stabiliti in primo grado un anno prima.

«Quella del lancio di Nearby è stata una coincidenza significativa, in un periodo in cui riponevamo grandi speranze nel progetto Faround, il più importante fino ad allora, per il quale avevamo investito risorse economiche per noi ingenti – racconta Sara Colnago, CEO di Business Competence -. La cosa che ci fa più piacere è che abbiamo avuto un’idea brillante, le competenze e la capacità di realizzarla. Nel 2012 eravamo una piccola realtà misconosciuta e quando abbiamo preso la decisione di sfidare il colosso Facebook tutti ci davano per pazzi, dicendo che stavamo buttando via soldi ed energie. Dal canto nostro, scottati dal fatto che abbiamo buttato in fumo tutto lo sviluppo dell’app, eravamo sicuri della trasparenza della nostra situazione».

Nella sentenza, scrive la Corte, non esistono prove che «Nearby Places sia stata sviluppata in modo autonomo da Facebook rispetto a Faround». A questo proposito il Ctu, ovvero il perito tecnico incaricato dal Tribunale, aveva messo in evidenza che la validazione di una applicazione consente a Facebook di comprenderne il funzionamento durante la navigazione; analizzare le modalità con le quali l’applicazione colloquia con il social network sfruttando le Api.

Fonte: Il Sole 24 Ore