La priorità assoluta per i leader delle risorse umane è l’employee experience

Vi sono tanti risvolti legati all’impatto della pandemia sull’organizzazione del lavoro in azienda. Una di queste riguarda un aspetto specifico dell’attività quotidiana di milioni di addetti: l’employee experience. L’esperienza dei dipendenti è a un punto di svolta perché molte organizzazioni sono oggi impegnate a supportare una forza lavoro sempre più remota cercando di mantenere a livelli ottimali la cultura aziendale e la produttività, la flessibilità e l’equilibrio tra lavoro e vita privata. Il rovescio della medaglia? La maggior parte delle iniziative dedicate a questa tematica è relativamente immatura.

Ad emettere tale “sentenza” è uno studio (“Close the Employee Experience Gap”) condotto da Forrester Consulting per conto di Sap, Qualtrics e EY che ha coinvolto su base globale circa 900 responsabili delle risorse umane ed altrettanti lavoratori a tempo pieno, tra cui anche professionisti italiani. Il messaggio più importante che emerge dall’indagine è senza dubbio il seguente: il numero di responsabili delle risorse umane che ritiene l’esperienza dei dipendenti l’aspetto più importante della loro strategia è quasi triplicato negli ultimi due anni.

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Nello stesso periodo di tempo, inoltre, il budget destinato a programmi di employee experience è quasi raddoppiato passando dal 6% all’11% e si prevede aumenterà fino al 16% nell’arco del prossimo biennio. Il cambiamento a cui è chiamata l’intera organizzazione nel suo complesso è dunque strategico soprattutto perché, come si evince dal rapporto, solo le aziende più virtuose nel migliorare il fattore “EX” registreranno maggiori benefici per il proprio ecosistema (dipendenti, clienti, fornitori) e per la loro crescita.

E non è dunque un caso che ben il 78% degli Hr manager intervistati sia convinto del fatto che, entro due anni, l’esperienza delle persone sarà uno dei fattori determinanti per conseguire gli obiettivi di business. La pandemia di Covid-19, tornando allo scenario generale, ha messo in luce ciò che molti addetti ai lavori avevano notato da tempo: il cambiamento delle condizioni della forza lavoro rende l’EX più decisiva che mai in relazione al ricorso massiccio allo smart working.

Dove si deve quindi intervenire, a livello di organizzazione e di processi, per dare seguito alle buone intenzioni? Lo studio indentifica nei silos organizzativi, nella mancanza di supporto da parte dei vertici aziendali, in meccanismi di feedback incoerenti, nei dati dispersi tra funzioni diverse e nei disallineamenti tra le divisioni Hr e i dipendenti i fattori alla base di una visione incompleta del percorso dei dipendenti. E sono di conseguenza questi i principali ambiti di applicazione di iniziative di employee experience in grado di produrre benefici di carattere duraturo.

Fonte: Il Sole 24 Ore