L’uomo torna a bruciare le risorse del pianeta: dal 29 luglio viviamo a credito

L’impronta dell’Italia? Un disastro

Per l’Italia, la situazione non è migliore, anzi. L’Overshoot Day quest’anno è caduto già il 13 maggio: da quella data, siamo in debito con la Terra. Se in tutto il mondo si registrasse lo stesso livello di consumo di risorse raggiunto nel nostro Paese, servirebbero quasi tre Terre (per la precisione, 2,8) per soddisfarne la domanda.

L’impronta ecologica dell’italiano medio corrisponde a circa 4,4 ettari globali, ben oltre il valore medio mondiale di 2,8 ettari a persona. Le attività quotidiane che impattano maggiormente sull’impronta degli italiani, secondo le analisi del Global Footprint Network, indicano i consumi alimentari (25% dell’impronta totale) e il settore dei trasporti (18%) come le due determinanti principali.

Il calcolo dell’Overshoot Day è iniziato negli anni ’70 – quando il “debito” dell’umanità con la Terra era minimo – e man mano ha visto anticipare la data fino al 29 luglio di quest’anno. Alla fine degli anni ’60 eravamo ancora in equilibrio: il nostro conto corrente con la natura era in pareggio. A fine anni ’80 l’impronta ecologica dell’umanità superava “solo” in novembre la capacità di produzione rinnovabile del pianeta.

Al cambio di secolo avevamo esaurito le scorte già a settembre. Adesso siamo alla fine di luglio, in pareggio con il 2019.

Un debito cumulato di 18 anni

Oggi si stima che il debito ecologico cumulativo sia equivalente a 18 anni terrestri: questo significa che ci vorrebbero 18 anni di totale inutilizzo delle risorse terrestri per compensare i danni provocati dal sovrasfruttamento umano, supponendo che i danni possano considerarsi reversibili.

Fonte: Il Sole 24 Ore