Manovra, Giorgetti alla Camera il 27. Salvini: «Il ministro è saldo»

Resta alta la tensione in Parlamento dopo l’approvazione del nuovo Patto di stabilità Ue e, soprattutto, il no della Camera, sotto la spinta di Lega e Fdi, alla ratifica del Mes. Con le opposizioni che, in formazione compatta, vanno all’attacco di Giancarlo Giorgetti, chiedendo un’informativa urgente in commissione Bilancio alla Camera del ministro dell’Economia, sulla scia delle sue affermazioni sull’interesse del Mef a dare l’ok al “Salva Stati” per il quale però non c’erano le condizioni politiche.

Il pressing di Pd, M5S, Iv e Azione guarda alle dimissioni del ministro, che viene difeso dalla maggioranza. Un clima che condiziona le battute finali della navigazione parlamentare del disegno di legge di bilancio, su cui, nonostante i circa mille emendamenti piovuti a Montecitorio sul testo, il via libera finale è atteso il 29 dicembre. Che sarà preceduto di due giorni, il 27, proprio dall’intervento in commissione Bilancio del ministro Giorgetti, ma esclusivamente sulla manovra.

Il titolare dell’Economia decide di non sottrarsi al confronto, dando la disponibilità ad essere presente in commissione, ma, come chiarisce anche il sottosegretario all’Economia, Federico Freni, chiude alla possibilità che la discussione possa essere estesa alle modifiche al Patto di stabilità e alla mancata ratifica del “Salva stati”, malgrado la richiesta pressante delle opposizioni. Anche perché la decisione della maggioranza, seppure con l’astensione di Fi, ormai è presa e non c’è alcuno spazio per ripensamenti.

La conferma arriva dal leader del Carroccio, Matteo Salvini. Che difende a spada tratta la bocciatura del Mes sostenendo che non aveva alternative, anche se c’era l’interesse al “sì” del ministro dell’Economia, esponente di spicco del suo stesso partito. «Come merce di scambio su altro, probabilmente è vero, però è stata una scelta coerente», dice Salvini. Che a chi gli chiede se il titolare dell’Economia risulta indebolito dopo il voto di Montecitorio, risponde, sottolineando di non aver mai litigato con Giorgetti: «Assolutamente no. Abbiamo condiviso, scelto e fatto tutto per il bene degli italiani. Ne sono e ne siamo orgogliosi», afferma. Il vicepremier ribadisce che «il Mes era uno strumento inutile, superato, non utilizzato e dannoso» e aggiunge che dopo il no del Parlamento «lo spread è sceso». Salvini, insomma, malgrado il non perfetto allineamento di posizioni sul Salva-Stati prova a spazzare via le nubi che si sono addensate attorno al titolare dell’Economia, difendendolo e non leggendo nessuna contraddizione o frattura in quello che appariva come un distinguo di Giorgetti sul Salva-Stati.

Anche il capogruppo di Fi al Senato, Maurizio Gasparri, blinda il ministro dell’Economia: «Giorgetti ha tutti i titoli per guidare, da quella così difficile e impegnativa postazione, la politica economica del Paese».

Fonte: Il Sole 24 Ore