Papa Francesco alla Biennale “Con i miei occhi”: un incontro con l’arte, la fede e gli ultimi, spiegato dal cardinale Tolentino de Mendoca

Eminenza, partiamo dalla scelta del nome del padiglione della Santa Sede: Con i miei occhi. Il pronome possessivo, i miei, qui gioca un ruolo importante. Si tratta di un incontro, anche la proposta della Biennale (video) è un incontro con il mondo dell’arte, con le grandi domande che oggi l’arte contemporanea ci rivolge. Dobbiamo ascoltare e vedere con i nostri occhi queste domande e queste realtà, c’è il desiderio di impegnare il proprio soggetto in questa ricerca, perché oggi viviamo in un mondo sottomesso alle immagini, dappertutto abbiamo dispositivi, filtri, è come se gli occhi fossero rimandati ad un incontro che non accade più. E’ importante avere la nuda possibilità di guardare la realtà, anche nella sua complessità, difficoltà, con i propri occhi, facendo di questo un momento di consapevolezza, di ricerca sé, di incontro con il mondo, è molto importante.

Quando aveva mostrato al Papa questo progetto, lui ha risposto andrò a vedere con i miei occhi ?

Ha fatto questa battuta. Tutti conosciamo la bellissima spontaneità comunicativa di papa Francesco che ci sorprende con la sua vicinanza. Lui ha reagito sorridendo dicendo appunto andrò a vedere anche io con i miei occhi, una sorpresa bellissima. E’ il primo papa che andrà alla Biennale, è un evento che ha una grandissima portata storica, anche perché papa Francesco ha il desiderio molto grande, di portare avanti il dialogo con il mondo degli artisti. Ricordiamo che li ha incontrati nella cappella Sistina lo scorso giugno.

Il papa vuole valorizzare il contributo degli artisti nella costruzione del mondo contemporaneo e dei suoi valori.

Anche la scelta del luogo, il carcere femminile della Giudecca, è apparentemente insolito e alcune detenute, peraltro, partecipano attivamente nel padiglione?

All’inizio sembra una cosa strana, un carcere non è lo spazio abituale per mostre e per la scena del contemporaneo, invece, se pensiamo bene, è importate uscire dai circoli abituali, dove si crea un certo automatismo e trovare nuovi spazi di realtà che possano essere abitati, confrontati con quella che è l’esperienza artistica.

Tutti gli artisti che abbiamo invitato hanno reagito in modo entusiasta, positivo, rispetto alla scelta di quel luogo e della collaborazione con le signore detenute che avranno un ruolo importante per realizzare alcune opere e accompagnare i visitatori

Fonte: Il Sole 24 Ore