Pil Usa cresce del 6,5% annualizzato, ma delude tra le paure per la variante Delta

L’economia americana torna a livelli pre-pandemia, anzi li supera di scatto con una crescita del Pil al passo annualizzato del 6,5% nel secondo trimestre. Il dato rappresenta un’accelerazione rispetto al 6,3% di gennaio-marzo. Ed è stato trainato anzitutto da una forte spesa dei consumatori, che rappresenta oltre due terzi dell’attività. La crescita è risultata tuttavia inferiore alle previsioni, che si erano spinte all’8,4%, e fa presagire rallentamenti nel prosieguo dell’anno, sul quale pesa l’incognita della diffusione della variante Delta del coronavirus.

Completato il recupero dalla crisi

Il traguardo raggiunto dal Pil – che batte oggi dello 0,8% le dimensioni del quarto trimestre 2019 – è difficile da sottovalutare: solo un anno fa, con i lockdown da pandemia, l’economia soffrì contrazioni record e uscì dalla recessione in aprile. Dopo la debacle del 2009 furono necessari due anni per un recupero. Nell’ultimo trimestre il colpo di reni è arrivato da consumi che si sono impennati sono dell’11,8%, più del previsto. Gli investimenti del business in attrezzature e software sono a loro volta saliti del 13% e quelli in proprietà intellettuale del 10,7 per cento. Mentre hanno agito da zavorra la spesa in nuovi impianti e gli investimenti immobiliari. E debolezza è emersa nelle esportazioni.

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Ombre sull’outlook

La marcia del Pil – che nel secondo trimestre rispetto ai tre mesi immediatamente precedenti è stata dell’1,6% – potrebbe tuttavia aver raggiunto ora un picco: l’outlook per la seconda metà dell’anno è segnato da interrogativi che potrebbero ostacolare gli exploit, da strozzature nelle catene di forniture a tensioni su materie prime e mercato del lavoro e all’esaurimento della spinta di aiuti pubblici anti-Covid, seimila miliardi da inizio pandemia. I ritorni del coronavirus stanno inoltre spingendo sia il governo che le autorità locali e una serie di grandi aziende, da Apple a Alphabet, a considerare o reintrodurre misure precauzionali e restrizioni.

Il nodo del lavoro

Segnali incerti sono già trapelati dagli ultimi dati sul fronte occupazionale: le richieste settimanali di sussidi per i senza lavoro sono state 400.000, in calo rispetto alle precedenti 424.000 ma superiori alle 380.000 previste alla vigilia. Nonostante la recente robusta creazione di buste paga, in giugno le nuove buste paga sono state 850.000, mancano tuttora all’appello quasi sette milioni di posti di lavoro rispetto al periodo pre-pandemico.

Wall Street rassicurata

Wall Street ha ugualmente tratto conforto dalla performance d’insieme della crescita, spingendosi verso nuovi record durante gli scambi: incoraggianti anche da solidi bilanci della Corporate America, gli indici Dow Jones e S&P 500 hanno poi comunque chiuso in rialzo di oltre lo 0,4 per cento. Il Nasdaq ha guadagnato lo 0,1per cento. Il dollaro è invece scivolato, reagendo a una delusione delle attese sul Pil che potrebbero quantomeno tenere lontani rialzi dei tassi di interesse da parte della Banca centrale. Anche tra gli economisti la presa di coscienza delle nuove sfide all’orizzonte non si traduce per adesso in allarme. “Se il passo dell’espansione rallenterà, prevediamo una continua e salutare crescita, ben al di sopra del potenziale. E il recupero nel Pil è stato più rapido anche delle attese più ottimistiche”, ha sottolineato Mickey Levy di Berenberg. Sondaggi tra gli analisti mostrano che la crescita annualizzata Usa potrebbe frenare al 3,3% nel quarto trimestre. Per il 2021, il Fondo Monetario ha tuttavia pronosticato un’espansione comunque pari al 7%, rivista di recente al rialzo di 0,6 punti percentuali dalle stime di aprile, seguita dal 4,9% nel 2022, migliorato di 1,4 punti.

Fonte: Il Sole 24 Ore