Professionisti, in arrivo lo sconto sui contributi: avvocati in prima fila

Passano all’esame conclusivo delle Casse di previdenza le 92.140 richieste di parziale esonero contributivo 2021 per l’accesso al fondo da un miliardo stanziato dal Governo a sostegno dei professionisti che, per effetto della crisi Covid, hanno subito una flessione economica.

L’Adepp, l’associazione degli enti previdenziali privati presieduta da Alberto Oliveti, dovrebbe diramare in questi giorni i dati delle domande accolte dalle 15 Casse da trasmettere al ministero del Lavoro per sbloccare i contributi. Sono stati analizzati i numeri definitivi delle istanze per ciascuna categoria e i valori reali che andranno al sostegno contributivo dei singoli professionisti, compreso chi attende l’arrivo di questi fondi per accedere alla pensione, la cui domanda in alcuni casi può risultare in stand by perché non risulta ancora definita la situazione contributiva del richiedente.

Di fatto, secondo il decreto ministeriale 82 del 17 maggio 2021, è in ballo un massimo individuale di 3mila euro su base annua per ciascun professionista. L’agevolazione riguarda anche gli autonomi e i professionisti iscritti alla gestione previdenziale dell’Inps, per i quali sono stati stanziati ulteriori 1,5 miliardi. L’accesso al beneficio è subordinato a due requisiti: un reddito complessivo 2019 non superiore a 50mila euro e nel 2020 un calo del 33% del fatturato rispetto al 2019.

Il focus sugli avvocati

Tra le categorie in prima fila per l’esonero ci sono gli avvocati, che hanno presentato il maggior numero di domande (27.924 istanze, seguiti solo dai medici con 24.895). Potranno beneficiare di esoneri contributivi per un valore complessivo di 68,5 milioni di euro, stando ai calcoli messi a punto da Cassa forense, presieduta da Valter Militi.

Secondo Francesco Paolo Perchinunno, presidente di Aiga, l’associazione giovani avvocati, «il calo del fatturato causato dall’emergenza sanitaria è pesato, in particolare, sui legali a inizio carriera. L’esonero parziale rappresenta certamente un sostegno, ma il nodo è la previsione di parametri reddituali troppo stringenti che hanno impedito di inglobare nell’agevolazione una fetta importante di avvocati. Di conseguenza, riteniamo sia opportuno alzare a 65mila euro la soglia reddituale sotto la quale è possibile presentare la domanda di esonero contributivo e introdurre percentuali “più inclusive” sul calo del fatturato rispetto al pre Covid. Per questo nei prossimi giorni la giunta Aiga chiederà al Governo di intervenire in questa direzione». Per il presidente di Cassa forense Militi, l’esonero contributivo ha portato a un utilizzo di poco meno di 300 milioni di euro sulla complessiva torta da 1 miliardo. «La richiesta politica di Cassa forense – spiega – è di utilizzare le risorse rimanenti a favore degli studi anche nel 2022. Noi potremmo ipotizzare un sistema di norme che aiuti i liberi professionisti, ma anche una misura bis legata al parziale esonero contributivo».

Fonte: Il Sole 24 Ore