Se la coppia scoppia in modo tradizionale

Bergman concepì Scene da un matrimonio nel 1973 come un progetto a basso budget per la tv svedese, una serie che finì per avere un successo tale da essere accusata di aver causato un aumento dei divorzi. La distribuzione internazionale si interessò subito, ma allora si facevano ancora più soldi con il cinema che con la tv, così gli americani chiesero al regista di comprimere i sei episodi in un unico film, a sua volta enormemente influente.

Ieri HBO ha presentato alla Mostra del cinema di Venezia un remake televisivo (andrà su Sky e NOW dal 20 settembre), una serie in cinque episodi affidata a Hagai Levi, l’autore di Be Tipul e The affair, che firma sceneggiature e regie.

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Adattamento scrupoloso

È un adattamento scrupoloso, che riprende fedelmente la trama e perfino parte dei dialoghi dell’originale, ma sposta l’ambientazione negli Stati Uniti contemporanei e aggiunge temi attuali come l’onnipresenza dei cellulari o la presunzione di autoconsapevolezza derivante dalla diffusione del discorso psicologico e sui ruoli di genere. Il cambiamento più rilevante, forse, è l’inversione dei ruoli: Jonathan (Oscar Isaac) ha la parte della Marianne di Bergman, Mira (Jessica Chastain) è invece l’equivalente di Johan.

È inevitabile, in questo caso, dare una doppia lettura: se dovessi giudicare la serie di per sé non avrei remore a consigliarne la visione, dato l’alto impatto emotivo, la scrittura impeccabile, l’ottima recitazione. Ma non si può non vederla anche come un aggiornamento del discorso sulla coppia monogama, e da questo punto di vista invece manca il mordente. La serie di Bergman aveva come primo bersaglio l’istituzione del matrimonio borghese, che veniva vivisezionata, fatta a pezzi e poi trascesa in un finale polisemico e misterioso. Ancora oggi è una visione pericolosa da fare in coppia, perché colpisce nel vivo e porta a galla i non detti.

Levi non sembra essere riuscito a trovare un nuovo bersaglio, e la storia di Jonathan e Mira, per quanto coinvolgente e ben riuscita, non ha la stessa devastante portata universale. È mancato, forse, il coraggio di andare fino in fondo e mostrare i personaggi nei loro lati più inaccettabili.

Fonte: Il Sole 24 Ore