Standard & Poor’s conferma rating Italia a BBB e alza outlook a positivo

Il debito italiano che oggi viaggia poco sotto al 160% del Pil spaventa meno di quando era ancorato poco sopra il 130%. La tranquillità con cui gli osservatori internazionali guardano i nostri titoli, certificata dalla decisione di Standard & Poor’s di alzare l’outlook da stabile a positivo, confermando la tripla B, ha più di una spiegazione.

La crescita, prima di tutto, che per una volta ha smentito le previsioni per eccesso di rialzo, è ovviamente il primo motore per uscire dai problemi di extra-debito, come ha spiegato a più riprese il premier Mario Draghi richiamando un dibattito acceso fra gli economisti.

I motivi del giudizio positivo

La revisione al rialzo dell’outlook dell’Italia da parte di S&P è legata infatti all’impegno del governo Draghi a portare avanti riforme pro-crescita: «Prevediamo una forte ripresa spinta dagli investimenti nel 2021 e nel 2022, con il Pil dell’Italia sopra i livelli del 2019 con un anno di anticipo rispetto alle previsioni». L’agenzia di rating, in una nota, sottolinea che il «chiaro rafforzamento dell’impegno a riforme pro-crescita, e le positive conseguenze che la crescita avrà sui conti pubblici», ha portato alla revisione dell’outlook. S&P stima per l’Italia una crescita del pil del 6% quest’anno e del 4,4% nel 2022

E poi c’è appunto Mario Draghi, che offre al Paese una garanzia di credibilità da parecchio tempo rarefatta. Ma chi tiene sotto osservazione il debito pubblico deve avere per mestiere uno sguardo lungo. Che non si accontenta di un rimbalzo congiunturale, per quanto eccezionale nei numeri, e nemmeno di un premier autorevole, per quanto eccezionale nel curriculum.

La decisione di Standard & Poor’s, allora, è utile per suonare un’altra sveglia a chi non vede l’incrocio di opportunità che occupa la scena italiana. Perché l’inflazione bussa alla porta, anche se in modo “temporaneo” come giura Bankitalia, e la politica monetaria ultra-espansiva di Francoforte dovrà imboccare una via di progressivo allentamento.

Fonte: Il Sole 24 Ore